Pearl Harbor, «infame» fu il presidente americano Roosevelt
In Europa da più di due anni si combatte quando il 7 Dicembre 1941 il Giappone attacca la base militare americana di Pearl Harbor. Gli Stati Uniti entreranno in guerra e il conflitto terminerà nel 1945 con lo sgancio della bomba atomica sulle città di Hiroshima e Nagasaki. Andrebbero però chiariti alcuni passaggi sull’aggressione giappponese. Innanzitutto bisogna precisare che l’Impero del Sol Levante, prima di attaccare Pearl Harbor, dichiarò guerra agli yankee pertanto risulta infondata l’accusa di infamia mossa dal presidente Roosevelt ai giapponesi che in termini di valori e di tradizioni possono ricevere tuttora lezioni da pochi. Al contrario va detto che fu proprio Roosevelt a tenere una condotta politicamente scorretta nei confronti del Giappone e degli stessi cittadini statunitensi. A quest’ultimi infatti Roosevelt, alla vigilia delle elezioni presidenziali, promise che mai più un giovane americano sarebbe morto sui campi di battaglia stranieri, vista l’immane tragedia della prima guerra mondiale. Allo stesso tempo Roosevelt era consapevole che nel caso la Germania di Hitler avesse piegato definitivamente la Gran Bretagna, gli americani si sarebbero trovati la croce uncinata alle porte di casa, considerate le colonie britanniche oltreoceano. Per allontanare questa concreta eventualità, per non inimicarsi l’elettorato e per continuare ad apparire come pacifista, Roosevelt andò alla ricerca disperata del pretesto per entrare in guerra, pressando e provocando non poco l’Impero del Sol Levante. Impose quindi l’embargo totale al Giappone, fece chiudere il canale di Panama alle navi giapponesi, finanziò tutti i paesi in guerra contro Ro.Ber.To, (Roma, Berlino e Tokyo), inviò incrociatori e sommergibili a ridosso delle acque territoriali giapponesi, si accordò con Londra per l’utilizzo della base navale di Singapore e decise di mantenere l’intera flotta del Pacifico a Pearl Harbor. Solo a seguito di ciò, il governo giapponese decise di dichiarare guerra agli Stati Uniti e di colpire duramente l’America. E la scelta di Pearl Harbor non fu casuale. L’intera flotta del Pacifico, ancorata appositamente alle isole Hawaii, rappresentava una occasione ghiotta per il Giappone e Roosevelt, pur conoscendo il pericolo che gli americani, civili e militari, presenti a Pearl Harbor avrebbero corso, senza curarsi di vittime e danni non evitò la tragedia anzi in maniera cinica facilitò l’aggressione nipponica, al fine di ottenere la scusa per entrare in guerra. Insomma Roosevelt sapeva che i giapponesi avrebbero aggredito gli Stati Uniti d’America a Pearl Harbor e non solo permise la mattanza ma addirittura la favorì fornendo l’assist al Giappone. Franklin Delano Roosevelt fu tanto abile nel provocare un conflitto internazionale quanto nel celare al popolo statunitense le terribili conseguenze cui andava incontro. E allora merita una riflessione la risposta che un diplomatico italiano, provocato da Roosevelt, diede nel 1940 al presidente USA. «Ci sono guerre che un paese provoca e guerre che un paese subisce». Proprio perché le diplomazie angloamericane le guerre non le dichiarano, le provocano.
G. F.