Intervista esclusiva a Luigi Bisignani, uno degli uomini più potenti d’Italia
Pubblichiamo in esclusiva l’intervista a Luigi Bisignani, considerato uno degli uomini più potenti d’Italia. Manager di lungo corso, è anche autore di diversi libri, “Nostra signora del KGB”, “Il direttore”, “L’uomo che sussurra ai potenti”, “I potenti al tempo di Renzi”. Da mesi interviene durante il programma televisivo “Virus” che andrà in onda questa sera su Rai2.
Dott. Bisignani, sul governo e sulle ultime vicende legate all’oro nero si stanno avverando le previsioni che lei fece addirittura diversi mesi fa, durante il programma televisivo “Virus”. Lei è un veggente o uno degli uomini più potenti d’Italia?
«Mi piace di più scrittore. In tre anni tre best sellers (“L’uomo che sussurra ai potenti”, “Il direttore”, e “I potenti al tempo di Renzi”; ndr) e la mia non è preveggenza, semplicemente è esperienza di mondo e capacità di tradurre e valutare le informazioni che leggo o che a volte ricevo. Capita che mi dicano che stanno rileggendo brani del mio ultimo libro, scritto con Paolo Madron, il commento più frequente: ‘è passato più di un anno ma sembra scritto oggi come hai fatto?’».
E’ convinto che Raffaele Cantone approderà a Palazzo Chigi oppure che Renzi riuscirà a resistere?
«Renzi con l’ultimo referendum sulle trivellazioni ha preso una ‘sveglia’, come si dice a Roma e l’ha capito. 15 milioni di persone votanti, seppur non hanno raggiunto il quorum necessario non sono da sottovalutare. Infatti, anche se nel suo stile, il premier sta cambiando già atteggiamento nei confronti degli amministratori locali. Non può pensare di continuare a personalizzare tutto, compreso il referendum sulle riforme perché alla fine lo perderà. Dipende da lui se Cantone approderà a palazzo Chigi».
Berlusconi, come raccontano molti, è al tramonto o ha ancora delle carte da giocare?
«Con il Cavaliere non si possono mettere limiti alla Provvidenza, e lo ha dimostrato per l’ennesima volta. Con la mossa Marchini a Roma, ha mandato segnali netti ai suoi fedelissimi e soprattutto agli elettori. Si è rimesso al centro della scena e nella condizione di farsi considerare effettivamente il padre putativo di un nuovo equilibrio, la sua leadership dovrà certamente trasformarsi ma la strada politica che ora sta indicando è quella che più gli si addice, lui per natura non è un estremista e ha sempre creduto in un’Europa unita. Con Matteo Salvini, Berlusconi forzava esageratamente la sua natura di mediatore, questo il leghista non l’ha capito e ora ne sconta le conseguenze; se avesse ascoltato meglio, oggi il centrodestra alle amministrative sarebbe dato per vincente in molte più città».
In Italia la città di Milano è da sempre ritenuta laboratorio politico. Chi sarà il prossimo sindaco?
«Parisi è stata una grande scelta e gli elettori lo premieranno».
Come commenta Boccia alla presidenza di Confindustria?
«Confindustria deve essere un soggetto proponente per l’economia italiana invece in questi ultimi anni è stato autoreferenziale e statico. Serve rinnovamento, impegno, unione, ma le due anime, quella di Vincenzo Boccia e dello sconfitto Alberto Vacchi non credo che troveranno pace. Speriamo non siano quattro lunghi anni persi».
La sua opera “Nostra signora del KGB” è una spy story. Quanto pesava il KGB in Italia?
«Il Kgb per anni ha finanziato il PCI. Mi sembra di aver risposto senza aggiungere altre considerazioni».
Tanti rimpiangono Andreotti, cosa direbbe oggi il presidente Giulio?
«Per lui, a tre anni dalla sua morte, non c’è solo rimpianto, c’è un grande rammarico verso la politica tutta, quella con la P maiuscola, fatta sicuramente anche di compromessi ma che teneva la barra dritta. Andreotti faticherebbe a comprendere la ‘levatura’ dei politici di oggi. Se fosse ancora vivo direbbe: ‘Stiamo su scherzi a parte vero?’».
Dopo la caduta del muro di Berlino certi equilibri geopolitici sono saltati. E’ un bene o un male che oggi non esistano due blocchi contrapposti?
«Il 1989 è lontano e quell’epoca si è chiusa senza lasciarci molto in eredità in fatto di Europa. Ci saranno sempre due parti contrapposte, però il conflitto non è più verticale, classe sociale o borghesia, destra o sinistra, ricchi o poveri è un sistema di diseguaglianze più sottile, oserei dire pluralista, ma raggiunge purtroppo forme più estreme, a cominciare dal populismo e dall’estremismo che a differenza dei vecchi e oserei dire sani blocchi sociali, sfocia in situazioni individualistiche e spesso egoistiche, che amplificate dai media ci portano ad ascoltare o leggere a volte dichiarazioni assurde».
Sull’occidente incombe la minaccia del terrorismo islamico. Nel vecchio continente i servizi segreti italiani sono realmente i migliori?
«Ciò che ci avvantaggia molto sul campo, e non solo nell’ambito dell’Intelligence, è la nostra capacità empatica, quel misto di ‘simpatiche canaglie’ ma anche seri professionisti, che riescono ad entrare in contatto con gli interlocutori locali in paesi di estrema difficoltà come quelli del Medio Oriente. Inoltre, in quei paesi a rischio, abbiamo una grande tradizione anche con le nostre organizzazioni di volontariato, uomini e donne che fanno la loro parte affinché gli italiani siano ben visti. Ma al di là di tutto, in politica estera non servono soltanto buoni investigatori e bravi ambasciatori, è vitale che ci sia un leader che abbia visione e intuizione, Renzi ha ancora da imparare e forse la storia rivaluterà Berlusconi con le sue intuizioni, dalla Libia alla Russia».
Dall’allargamento a 28 alla sospensione di Schengen, attualmente cos’è l’Europa?
«Facciamo prima a dire cosa non è. Non è la casa degli europei e non lo diventerà di questo passo. Mancano leader, ora che la Merkel si avvia ad un lento declino».
G. F.