Veroli, la Pantasema è rimasta sola
La Pantasema resta solo un ricordo che affiora nostalgicamente in chi, 50 anni fa, con il più spontaneo e disinvolto spirito goliardico pensò di dare inizio ad una tradizione, ponendosi come obiettivo quello di manifestare liberamente il proprio pensiero, prendendosi beffa delle istituzioni, in particolare della scuola che sarebbe, di lì a breve, ricominciata. Dal 1968 in avanti, in prossimità dell’inizio dell’anno scolastico, creatività, fantasia, ironia e spirito di aggregazione misero all’opera un gruppo di studenti che, armati di buona volontà ed animati da idee di libertà e di contestazione, realizzavano un fantoccio che avrebbe rappresentato un simbolo negli anni a venire, richiamando l’attenzione non solo del nostro Paese, ma di tanti paesi limitrofi.
La Pantasema si muoveva tra le vie della città al ritmo di tamburi battenti, tra gli schiamazzi ed il frastuono dei partecipanti; al suo seguito un lungo e colorato corteo, composto di maschere improvvisate, insolite e bizzarre (nulla a che vedere con quelle del Carnevale), ispirate a caricature e sfottò particolarmente originali e divertenti. A conclusione di serata, il fantoccio veniva dato alle fiamme in segno di saluto all’estate, prossima alla fine, e al nuovo anno scolastico, che si apprestava ad iniziare. Una sorta di rito propiziatorio atteso da tanti giovani e al quale ci si preparava con trepidazione ed entusiasmo nei giorni antecedenti, animando vicoli e piazze e cercando di racimolare qualche modesto contributo da parte dei commercianti. Ideatori, organizzatori e protagonisti solo loro, gli studenti che, nonostante l’esiguità delle risorse economiche, mettevano su una festa fondata esclusivamente sulla spontaneità, sulla semplicità e sull’improvvisazione.
Da qualche anno l’entusiasmo che trascinava decine e decine di studenti o ex studenti nei preparativi, si è di molto ridimensionato e si è perduto il senso vero della tradizione. La Pantasema si è trasformata nell’evento contenitore delle attrazioni proposte nel corso dell’anno; ciò, nonostante il considerevole sostegno messo a disposizione dalla Regione Lazio che avrebbe meritato una edizione entusiasmante. Malcontento e delusione da parte di tanti che hanno avuto consapevolezza della lenta agonia nella quale ci si va avviando. Per il futuro è necessario rammentare che la Pantasema si fa senza luminarie, senza coreografie e senza streetband. La Pantasema è espressione di libertà, lontana da formalismi e convenzioni. La Pantasema appartiene agli studenti. A loro l’invito a rivendicarne la titolarità e ad invertire la rotta. Le tradizioni sono tali se resistono al tempo e vi si adattano senza perdere il loro significato originario; quando accade che la conoscenza di questo si sia perduta non v’è motivo di tenerle in vita. Meglio staccare la spina.