Crisi artigianato-‘Meno tasse, più formazione’

[one_third][/one_third] “In 10 anni il numero delle imprese artigiane attive è sceso di circa 160 mila unità, questi i dati emersi da uno studio condotto da Tecnè in collaborazione con l’agenzia Dire – ha affermato Pasquale Ciacciarelli – Ritengo che non possiamo affatto permetterci di perdere, o meglio, di lasciare passivamente che affondi ciò che ha reso eccellente la nostra produzione, il “fatto a mano”. Quell’ “handmade” che è il tratto distintivo del Made in Italy, sinonimo di qualità dei materiali, dei processi di lavorazione, assieme ad un’attenzione minuziosa alle rifiniture che costituisce l’essenza dell’artigianato. Imprese che, nella maggioranza dei casi, hanno visto susseguirsi alla guida più generazioni. Oggi le stesse imprese storiche, accanto alle nascenti, asfissiate dalla pressione fiscale, stentano a vedere e progettare un futuro. Assistiamo, quindi, alla progressiva scomparsa, oserei dire al tramonto, degli antichi mestieri. Mi riferisco, in modo particolare, alla falegnameria, vetreria, pelletteria, alle imprese orafe. Occorre, pertanto, abbassare necessariamente la pressione fiscale che frena lo sviluppo economico dei territori ed impedisce alle stesse imprese artigiane sopravvissute di emergere nel tessuto produttivo ed aprirsi a nuove sfide sui mercati internazionali. Nel contempo, occorre investire sulla formazione professionale per consentire ai giovani di acquisire conoscenze che soltanto l’esperienza sul campo, in laboratorio, può assicurare. Credo, infine, che fare rete tra imprese, anche nell’ artigianato, possa rappresentare un passo in avanti significativo, in quanto consente alla singola impresa il contatto e quindi l’ingresso in contesti produttivi e territoriali diversi da quello di origine, favorendo il confronto costruttivo e la crescita della stessa. La Regione Lazio attivi politiche più incisive, affinché questo tipo di attività conoscano uno sviluppo più omogeneo e costante nel tempo nel nostro territorio. Non scordiamo che le suddette attività non richiedono cassa integrazione e quindi non comportano periodi di oscillazione tra attività lavorativa e cassa integrazione – ha concluso Ciacciarelli – Siamo in presenza di un tessuto produttivo composto da nuove generazioni di artigiani che contribuiscono, nonostante le difficoltà, allo sviluppo occupazionale ed economico del territorio”.