Roma capitale ha fallito, Sergio Pirozzi uomo concreto
di Biagio Cacciola
Seguire per una giornata la campagna elettorale per la Regione di Sergio Pirozzi, è terapeutico. Disintossica dal cliché del candidato ansioso di parlare a presunte folle osannanti. Il sindaco di Amatrice, magari invece, si ferma a un bar in una zona critica di Frosinone, ascolta, interloquisce e, soprattutto, non parla per primo. Così anche all’ospedale di Frosinone quando dall’incontro con gli operatori sanitari viene fuori la sua filosofia del vero federalismo che fa nascere e rafforza le strutture a partire dalla periferia e non dal romanocentrismo. Perché fondamentalmente Pirozzi è uomo di periferia. Concreto. Ne dà una dimostrazione quando suggerisce a Zingaretti, che recepisce, un nuovo bando sull’acquisto di Autobus nuovi del Cotral, perché il vecchio, non prevedeva l’accesso ai diversamente abili. L’esperienza, tragica, del terremoto di Amatrice, oltre a averlo toccato negli affetti, lo ha segnato come amministratore. Parla solo di cose che conosce e studia. Sa quali sono le criticità della macchina amministrativa, la farraginosità delle strutture regionali e nazionali che fanno fatica a finanziare la ricostruzione della sua Amatrice. A Pirozzi non interessano i finti dibattiti su fascismo/antifascismo. Sa che sono cortine fumogene per giustificare l’impotenza di fronte a problemi più seri, che dovrebbero assorbire tutte le energie dei candidati. E’ un uomo di sport e lo si vede da come segue la partita del Frosinone, dall’abbraccio con il presidente Stirpe al saluto caloroso col sindaco Nicola Ottaviani. E’ uomo che rivendica un ritorno alla normalità della politica. Senza gridare, né insultare nessuno. Il meglio che la provincia può offrire in un contesto dove la politica made in Roma capitale ha fallito.