L’attenzione cala dopo 15 minuti, che si fa a scuola?
Il cambiamento nella società ci porta ad affrontare le cose in maniera diversa da quanto abbiamo fatto finora. Così anche questo articolo non inizierà con una opinione, ma come sempre, con una domanda: cosa sta succedendo e cosa dovremmo fare a scuola? Per essere coerente dovrei interrompermi e permettere a tutti di esprimere la propria opinione, cosi da creare un dibattito, un approfondimento e insieme trovare una risposta. Ottimo metodo anche in classe per far ricercare le informazioni su un argomento o problema, leggere, comprendere, discutere, trovare risposte o soluzioni al problema. Ecco che già cosi stiamo iniziando ad utilizzare una metodologia in linea con le competenze richieste nel XXI secolo. Non spiego (dopo 15 minuti l’attenzione è persa), non assegno pagine da memorizzare (velocemente dimenticate), non ascolto noiose interrogazioni mnemoniche. Ma lo studente è protagonista del processo di apprendimento (altamente motivante).
La scuola nata nella società di massa, della organizzazione gerarchica verticale, della produzione ripetitiva nella grande fabbrica, rispecchiava quella società e preparava le figure utili a quella società. Il modello economico dava quelle indicazioni e anche in quei sistemi, come il nostro, dove alta era l’impostazione classicamente qualitativa dell’istruzione, la scuola si trovava a modificare la sua natura e a diventare, per esigenze strutturali, meno universalmente formativa e più tecnicizzante. Chiedo ancora: cosa succede ora? La produzione e la società si stanno facendo sempre più profondamente tecnologiche, si stanno digitalizzando, stanno rendendo sempre meno importanti certe figure professionali e quasi inutili quelle figure poco specializzate. Ma vista la velocità del cambiamento risulta anche difficile ipotizzare quello che succederà! Ci saranno ancora i cassieri al fast food o al supermercato? Pagheremo le bollette allo sportello postale o bancario? Acquisteremo nei negozi o compreremo online? In questa piccola evoluzione, ci saranno i corrieri o arriverà un pacco con un drone direttamente sul pianerottolo, sul terrazzino, nel bagagliaio della macchina che si aprirà con un’app? Ci saranno ancora gli operai (fabbriche totalmente meccanizzate), gli autisti (metropolitane senza pilota o droni-taxi), la scuola stessa (corsi online)?
Naturalmente verrebbe da chiedersi se stiamo andando nella direzione giusta (personalmente ho i miei dubbi), ma qui il punto è un altro: dobbiamo avere e dare gli strumenti per gestire questo cambiamento in modo da non esserne schiacciati. Ecco la mia risposta alla domanda iniziale. E aggiungo: impariamo ed insegniamo ad utilizzare i tablet, i cellulari, i computer, internet e i social network anche a scuola, criticamente, in un equilibrio delicato con le fondamentali metodologie tradizionali, per guidare per mano i nostri ragazzi attraverso il cambiamento inimmaginabile. Se non lo facessimo daremmo degli strumenti antichi per affrontare situazioni nuove. In poche parole falliremmo e priveremmo i futuri cittadini del loro diritto all’istruzione.
Prof. Marco Robert Amoroso
Animatore Digitale IC Veroli 2