Veroli, Benito Mussolini in soccorso dell’ospedale
[one_third][/one_third] di Alfredo Gabriele
Proprio sul finire del ventennio fascista un cospicuo contributo per l’ospedale di Veroli arrivò da Benito Mussolini, grazie all’intercessione del vescovo diocesano De Filippis; e per tale contributo lo stesso prelato invitò gli amministratori ad inviare un telegramma di ringraziamento al Duce. Il vescovo della diocesi di Veroli era stato in quel frattempo trasferito a Brindisi ed aveva ricevuto da Veroli, ormai lontana dalle sue attenzioni, comunque in tempo breve una risposta rassicurante dal Presidente del nosocomio, il conte Tommaso Paolini: ‘Verolani tutti ringraziano Vostra Eccellenza interessamento sussidio Ospedale rilevando devoti nuova attestazione paterna benevolenza questa città’. Si è trovata la bozza di questo ringraziamento ma non la copia del Telegramma inviato al Duce, che il De Filippis aveva suggerito. Certamente, ed esistono le prove, il contributo del Duce arrivò a Veroli e fu addirittura di Centomila lire (il vescovo aveva preannunciato la somma di circa Ottantamila lire). Il Prefetto della Provincia Dr. Gullotta con sua lettera del 13 Maggio 1943 rimise l’assegno emesso dalla Banca d’Italia ed indicò la sollecita procedura per procedere ai lavori ‘in quanto è necessario che il contributo del Duce consegua senz’altro lo scopo per il quale è stato erogato” e rimaneva in attesa di ricevere “subito una sintetica relazione sui criteri eseguiti e sui risultati raggiunti dall’impiego della somma predetta’*.
La fine del Duce è ben nota a tutti, ma non quella del suo contributo per l’Ospedale civile di Veroli. I lavori previsti furono eseguiti effettivamente, ma sotto la guida di un Consiglio di amministrazione subentrato al Presidente Paolini. I componenti del neonato Consiglio ritennero di gloriarsi per i lavori eseguiti a spese del Duce facendo affiggere nell’atrio dell’Ospedale di Veroli una grande lapide, nella quale si possono leggere i loro nomi insieme a quello del dirigente amministrativo. È inutile aggiungere che la stessa lapide non riporta nessuna cenno del cospicuo contributo elargito dal Duce. Questa è tutta la verità nascosta sotto una lapide, ma ben nota grazie alle carte esistenti nell’archivio dell’Ospedale di Veroli e negli atti della Prefettura di Frosinone. Nemmeno la gloria sognata dai nuovi amministratori ha avuto buona fortuna se si pensa che i locali sono ormai inaccessibili al pubblico e nessuno può prestare attenzione a quanto si è voluto scrivere in forma distorta se non menzognera!
* Una confidenza di un anziano verolano, ora deceduto, mi ha spiegato il successo dell’intervento del vescovo De Filippis nel richiedere aiuto al Capo dello Stato di allora. Il vescovo di Veroli era stato compagno di scuola, se non di banco negli anni giovanili, del Segretario Achille Starace, al quale poteva facilmente rivolgersi grazie all’antica amicizia che risaliva all’età scolare.