Ci vediamo da Mario, è morto il barista di Ligabue
«Ciao Marietto. Grazie. Ora riposati». Con poche affettuose parole Ligabue ha voluto commentare, sui suoi social, la morte di Mario, il proprietario dello storico bar protagonista di due brani del rocker emiliano. Liga ha accompagnato il commento con un video, in cui si vede Mario che mostra la sua carta di identità: «Io sono Mario, questo è il mio bar, ed è una balla che Ligabue diceva che il bar Mario non esiste, che erano tutte fantasie, è 10 anni che sono qui e il signor Ligabue veniva qui quando si metteva con quei ragazzi a fare `sto complesso». Mario Zanni, morto a 80 anni, era il gestore del «Bar Mario» di San Martino in Rio, paese vicino a Correggio (Reggio Emilia) immortalato dal cantante in due canzoni, «Bar Mario» del 1988, uno dei primi successi del cantautore emiliano, e «Certe notti» («Ci vediamo da Mario, prima o poi») del 1995. Aveva 80 anni. La camera ardente è stata allestita alla Casa funeraria Rossi, in via don Borghi a San Martino in Rio, da dove sabato 11 luglio, alle ore 15, partirà il corteo funebre per il funerale che sarà celebrato nella chiesa parrocchiale del paese; dopo il rito religioso il feretro sarà cremato.
Negli anni del grande successo della canzone di Ligabue, il bar di Zanniera meta di tanti fan del rocker. Il fan club ufficiale del cantante, barMario, prende nome dal titolo di questo brano. E ancora oggi, nonostante il cambio di gestione, sono numerosi gli ammiratori del Liga che fanno tappa nel locale di via Forche. Agli inizi della carriera il cantautore di Correggio, scrive «Il Resto del Carlino», conosceva il «Bar Mario» perché era tappa fissa della sua band, gli Orazero, dopo le prove in una vicina ex stalla, a Lemizzone. Si faceva tardi tra gnocco fritto e bevande. E le storie di passaggio da quel bar erano diventate il tema della canzone «Bar Mario»: «Mario dà un colpo di straccio al banco del bar… Mario sputa e tira fuori i conti del bar… Mario manda tutti a nanna e poi chiude il bar». La figura di Mario è finita anche nel primo film di Ligabue, «Radiofreccia» (1998): quel barista che faceva la squadra di calcio e filosofeggiava dal bancone, nella pellicola con il nome di Adolfo, aveva il volto e la voce di Francesco Guccini. corriere.it