Coronavirus Frosinone-“Centinaia di tamponi”
Il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, nella qualità di presidente della conferenza provinciale della sanità, ha diramato una nota per sensibilizzare, da un lato, i cittadini sulla materia dei tamponi e, dall’altro, le istituzioni regionali e ministeriali, per intervenire celermente, con lo stanziamento di nuove risorse finanziarie e l’adozione di atti normativi, sulla materia della prevenzione.
“In questi giorni, la Asl di Frosinone sta effettuando centinaia di tamponi, per verificare la presenza di eventuali positivi, soprattutto all’indomani del rientro dalle ferie di giovani e famiglie, provenienti dalla Sardegna o da altre specifiche regioni italiane, o dall’estero”, ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani. “In realtà, tutto questo enorme sforzo rischia di essere vanificato se non vi è una collaborazione effettiva da parte della cittadinanza che, è bene ribadirlo, in caso di positività, deve fornire informazioni più complete possibili al servizio di prevenzione ed epidemiologia della stessa Asl, allo scopo di ricostruire fedelmente i contatti, familiari e amicali, con terze persone, a loro volta potenziali diffusori. L’incompletezza di questi dati, per dimenticanza o, peggio ancora, per reticenza, finisce col ritardare l’efficacia dell’intervento dell’autorità sanitaria esponendo, tutti, a rischi gratuiti ed assolutamente ingiustificati, davanti ai quali si impone una completa assunzione di responsabilità, oltre che di maturità sociale. Dall’altra parte, stiamo constatando come vi sia assoluto bisogno di un numero più consistente di operatori professionali, destinati esclusivamente a verificare la ricostruzione della catena epidemiologica dei contatti, allo scopo di distinguere immediatamente le persone in isolamento domiciliare (i positivi), da quelle in sorveglianza, ossia quelle che possono divenire positive nei 14-15 giorni successivi dal contatto. Su questo punto, la Regione deve attivarsi immediatamente per reperire ulteriori unità sanitarie, anche con formule contrattuali elastiche, poiché ogni ritardo nell’individuazione dei contatti e, quindi, dei sorvegliati, si riverbera in modo esponenziale, favorendo la moltiplicazione dei potenziali diffusori. In altri termini, un conto è sostenere che un soggetto, dopo un contatto con il positivo, può risultare negativo al primo tampone e, magari, positivo, solo dopo cinque o sei giorni; un altro conto è non avvertire celermente quello stesso soggetto che, nei 14/15 giorni successivi al contatto, deve adottare le massime cautele per limitare ogni potenziale diffusione. Probabilmente, si sta rendendo necessario, in queste ore, l’aggiornamento della stessa circolare del Ministero della Salute del 9 marzo scorso, che definiva come ‘contatti’ le sole permanenze, per un periodo superiore a 15 minuti, ad una distanza inferiore a 2 metri, tra due diversi soggetti, mentre, oggi, l’esperienza ci induce a rivalutare completamente quelle indicazioni, in modo prudenziale. La presunta attenuazione del virus, tutta da dimostrare sotto il punto di vista scientifico, non solo non implica una minore diffusione quantitativa della patologia ma, soprattutto, non esclude che i pericoli rimangano invariati, sugli anziani, sugli immunodepressi e sulle situazioni cliniche già compromesse. Ed allora, tutti, cittadini e istituzioni, regionali e ministeriali, abbiamo il dovere di collaborare in questa fase, poiché dai tamponi passa la svolta, in un senso o in un altro, per la partita finale sul Covid”.
Redazione Digital