Frosinone, l’ex Banca d’Italia è la nuova sede del Comune
L’amministrazione Ottaviani, con la firma odierna, ha acquistato l’immobile già sede della filiale di Frosinone della Banca d’Italia, con la formula del “rent to buy”, ossia una combinazione di un contratto di locazione ed acquisto, attraverso lo scomputo dei canoni annuali, corrisposti in acconto del prezzo.
Prima amministrazione in Italia, ad adottare la tecnica finanziaria del rent to buy per una sede istituzionale, il comune di Frosinone ha formalizzato così l’acquisizione del palazzo della Banca d’Italia, nella parte alta della città.
In questo modo, l’amministrazione Ottaviani ha chiuso il percorso volto all’acquisizione, all’interno del patrimonio pubblico, dell’immobile della Banca d’Italia, che insiste su piazzale Vittorio Veneto, per destinarlo a nuova sede comunale, ove verrà insediata anche la pinacoteca del capoluogo. A seguito della formalizzazione dell’atto autorizzativo da parte dell’assise civica – competente sull’acquisto, trattandosi di un contratto pluriennale – nella giornata odierna è stata siglato l’atto notarile con l’istituto di via Nazionale.
L’ente di piazza VI dicembre che da oggi trasferirà la sede in piazzale Vittorio Veneto, ha, nei mesi scorsi, negoziato con l’Istituto condizioni ritenute favorevoli anche per un ente, quale è il Comune di Frosinone, in riequilibrio finanziario (procedura che non permette di effettuare mutui, oltre a comportare ulteriori limitazioni), dovuto al debito dei decenni precedenti, pari a circa 50 milioni di euro.Dopo l’apposizione della firma, sul rogito notarile, il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani, ha commentato: “Si celebra oggi la rimarginazione di una ferita impressa al nostro territorio e alla nostra gente oltre 70 anni fa, quando l’11 settembre del 43 il bombardamento distrusse il palazzo comunale, insieme all’80 per cento di tutti gli immobili pubblici e privati presenti in città. La nostra comunità si è rimboccata le maniche e, pur senza beneficiare neppure di un euro di finanziamento pubblico, dallo Stato centrale o di altre forme di risarcimento, come avvenuto per altri comuni, ha centrato un obiettivo enorme di carattere identitario e culturale. Abbiamo nuovamente la nostra Casa del Popolo che corrisponde al nuovo palazzo comunale, situato nell’ex Banca d’Italia in piazza Vittorio Veneto, finalmente da oggi di proprietà di tutti”.
L’opzione presentata prevede l’acquisto, con un prezzo di vendita pari a 1.650.000 euro, attraverso un canone annuo di 153.000 euro. L’acconto (del 77,10%) è fissato a 117.963 all’anno; godimento (22.90%) a 35.037 euro all’anno. Saldo prezzo di 470.370 euro al rogito per un totale, in caso di opzione acquisto al decimo anno, di 2.000.370 euro; totale trattenuto, in caso di mancata opzione di acquisto al decimo anno, 1.176.111 euro (canoni godimento in aggiunta al 70% delle quote versate in acconto, 82.574,10 euro all’anno). Da un punto di vista della contabilità economico-patrimoniale del Comune, l’operazione sarà contabilizzata in affitti passivi per la “quota di godimento” e in debito verso Banca d’Italia per la quota di “acconto prezzo”. In contabilità finanziaria, entrambe le poste, a natura ricorrente, saranno contabilizzate negli affitti passivi, con storno in sede di contabilità economica patrimoniale della parte riferita all’acconto in conto prezzo. Ai fini dell’opzione finale di acquisto, il Comune procederà ad accantonare la quota di riscatto finale, anche attraverso la vendita o la messa a rendita dei beni di proprietà comunale liberati dal trasferimento nella nuova sede.
L’immobile presenta una superficie totale anche esterna pari a complessivi 3.468,46 mq, di cui 1631 per locali, 429 per abitazioni, 268 per archivi; nei 10 anni del “rent to buy”, la Banca d’Italia continuerà a corrispondere al comune il tributo Imu annuale (pari a 36.392 euro), oltre a concorrere alla manutenzione straordinaria. Il valore totale che sarà corrisposto con questa formula sarà pari a 2.000.370 euro, cui andranno sottratti i versamenti dell’Imu (363.920 euro) con una esposizione equivalente finanziaria netta pari a 1.636.450 euro, valore, questo, inferiore non solo al totale degliimporti dovuti in caso di mutuo (1.857.128 euro) ma anche al valore del bene stesso (1.650.000 euro). Anche in riferimento all’incidenza della rata annuale, il pagamento previsto con il rent to buy è pari ad € 153.000, rispetto alla rata del mutuo pari ad € 185.713.
- Costruito a partire dal 1854, il palazzo della Banca d’Italia ha ospitato gli uffici del principale ente finanziario del Paese, fino alla chiusura avvenuta nel 2008. Già sede dei gendarmi pontifici, fino alla seconda guerra mondiale (nel corso delle quale ha riportato, come tutto il territorio comunale, ingenti danni, senza ricevere poi aiuti dal governo per la successiva ricostruzione) ospitava la caserma dei reali carabinieri, fino all’età pre repubblicana.
La collocazione dell’edificio voluta dall’istituto di via Nazionale non sorprende: dalla prima sede in Firenze alle successive acquisizioni di edifici, le filiali della Banca d’Italia sono state sempre collocate nei punti più rappresentativi delle città, in palazzi storici che annoverano elementi architettonici e artistici di pregio. Nelle costruzioni edificate all’inizio del secolo scorso la Banca, basandosi sul linguaggio costruttivo e decorativo del periodo, ha inteso trasmettere un’immagine di sobrietà e solidità, di bellezza austera, che poco o nulla concedeva allo sfarzo, ma era sempre intimamente legata alla storia economica, sociale e culturale delle città e al prestigio dell’Istituzione. L’immobile presenta una superficie direzionale di circa 2000 mq, 500 mq per residenze e 300 per archivi. L’operazione, condotta personalmente dal sindaco, Nicola Ottaviani, con l’assessorato della governance, coordinato da Pasquale Cirillo, e con quello al bilancio, coordinato da Riccardo Mastrangeli, attraverso una condivisione voluta con tutti i gruppi consiliari della maggioranza, consoliderà ulteriormente la vocazione storica e culturale della parte alta della città, ove l’assessore al centro storico, Rossella Testa, sta continuando a rivitalizzare il contesto sociale.
Redazione Frosinone