La Gran Bretagna lascia l’Europa, ecco cosa cambierà dal primo gennaio
Londra e Bruxelles hanno raggiunto un accordo all’ultimo miglio per scongiurare una «no deal» Brexit, una uscita della Gran Bretagna dall’Unione — a partire dal primo gennaio 2021 —senza accordo. I negoziati si sono conclusi ieri sera e le ultime ore sono state trascorse a limare i dettagli finali del testo.
Ma cosa succede adesso? Il governo britannico dispiegherà 1100 funzionari in più alle dogane e all’immigrazione. Nello scenario peggiore, si teme che fino a 7 mila camion possano restare imbottigliati sulle autostrade inglesi che conducono a Dover e agli altri porti, a causa dei controlli doganali che verranno comunque introdotti dal 1° gennaio dai Paesi europei (la Gran Bretagna ha invece deciso di aspettare fino al 1° luglio prossimo prima di applicarli).
Il governo britannico è uscito dal programma Erasmus. Dall’anno prossimo gli studenti europei dovranno chiedere il visto e le rette universitarie raddoppieranno – fino a 30 mila euro l’anno – perché saranno portate in linea con quanto già pagano gli studenti extra-europei. Per i giovani che sono già in Gran Bretagna per studio entro il 31 dicembre, invece non cambia nulla.
Dal 1° gennaio scatta il nuovo sistema di immigrazione in Gran Bretagna. Chi arriva per lavoro dovrà avere un visto, ottenibile solo se ha già un’offerta in tasca e un salario previsto di almeno 25.600 sterline (circa 28 mila euro, meno in caso di lavori essenziali come nel settore sanitario). Agevolazioni previste anche per chi ha un dottorato di ricerca (specialmente in materie scientifiche), mentre sarà molto più difficile riuscire a venire a Londra per fare i camerieri o i commessi, come tanti giovani italiani nel passato. I turisti non avranno bisogno di visto, ma sarà necessario il passaporto e non si potrà restare per più di tre mesi.
L’accordo non copre il settore finanziario, ma nella City molte aziende si sono già messe ai ripari spostando attività e personale in Europa: l’esodo di banchieri e fund manager da Londra è stato però finora contenuto, non avendo superato il 4 per cento del totale. Un salasso invece per i fondi d’investimento made in Uk, che hanno visto oltre 2 miliardi di dollari ritirati dai loro portafogli. L’Italia L’anno scorso l’interscambio fra Italia e Gran Bretagna era stato di circa 30 miliardi, con 20 miliardi di nostre esportazioni e dieci di importazioni (dunque un saldo largamente attivo). Quest’anno la pandemia ha visto i volumi contrarsi di circa il 20 per cento, ma il 2020 dovrebbe comunque chiudersi con un interscambio di circa 25 miliardi. Molte aziende dovranno adattarsi al nuovo regime doganale, che comporta comunque un aggravio di costi. corriere.it