In viaggio con Francesca, 6 cose da fare a Trevi nel Lazio città dell’acqua
di Francesca Campoli
Il mio itinerario ci riporta in Ciociaria, attraverso un percorso di sei tappe lungo il Parco Naturale Regionale dei Monti Simbruini, per scoprire insieme un angolo di questa terra: Trevi nel Lazio.
Ci troviamo nell’alta valle dell’Aniene, sui monti Simbruini ed Ernici, nel Parco più grande del Lazio, un luogo in cui storia e natura si armonizzano perfettamente, attraverso un suggestivo ed atavico legame. L’elemento essenziale di tale affinità è l’acqua, una presenza costantemente avvertibile nella visita della città e del suo bel territorio.
L’acqua dell’Aniene fluisce lentamente ed alimenta ancora oggi due grandi acquedotti che conducono questo bene prezioso in diverse località di Roma, anima i boschi e tutte le valli dell’intera area naturalistica. In inverno, la vita si raccoglie nel cuore del piccolo borgo medievale che si presenta agli occhi del visitatore come una propaggine di stradine, vicoli, portali, archi, case costruite con la pietra calcarea locale, la cardellina.
Ogni luogo di Trevi ha una storia da raccontare ed offre meravigliosi scorci, in totale armonia con il paesaggio circostante. Le origini di Treba risalgono all’età degli Equi, fu dominata dai Romani e nel Medioevo venne posta sotto le Signorie dei Conti di Segni e dei Caetani, per diventare feudo sublacense e possesso dello Stato Pontificio. Testimonianza di tale vissuto storico sono le mura della città composte da due cinte, una preromana costruita in opera quadrata di pietra calcarea locale che cinge la Civita ed una medievale.
Le due Porte Romana e Napoletana ci invitano ad entrare nella città: Cosa vedere?
- Il Castello Caetani – XI secolo -, ubicato nella Civita, eretto su preesistenze romane si articola al suo interno in diversi ambienti. Del castello, edificato in una posizione strategica a presidio della valle dell’Aniene, spicca l’alta torre quadrata mentre al centro si eleva il Mastio con i suoi merli guelfi. Da alcuni resti si comprende l’importanza della struttura che in tempi più antichi doveva svolgere una funzione difensiva. Nel XIII secolo venne affidato ai Cavalieri Templari che da qui, potevano controllare tutte le principali vie di comunicazione nonché l’iter dei crociati verso la Terra Santa. A tale proposito ricordo infatti che, nel medesimo periodo, è comprovata a Trevi la presenza di un ospedale dove i pellegrini di passaggio trovavano ristoro, ospitalità e cure. Gli addetti alla gestione degli ospedali, che nascevano all’interno dei monasteri stessi e alle cure dei pellegrini e degli ammalati, erano i monaci appartenenti ad ordini monastico-militari sorti con le crociate. Solo successivamente il castello venne acquistato dalla famiglia di Bonifacio VIII – con l’intento di costituire un avamposto per controllare il territorio di confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno di Napoli -, per poi tornare sotto il controllo del monastero di Subiaco. Oggi ospita il Museo Civico Archeologico Domenico Antonio Pierantoni che conserva tra i tanti reperti, i pregevoli capitelli in stile ionico a quattro facce, diffusi nel mondo italico nella media-tarda età repubblicana facenti parte di un tempio del III secolo a. C. e delineati dall’erudito Pierantoni nato a Trevi nel Lazio, nel XVII secolo.
- La Collegiata di Santa Maria Assunta – XIII secolo -, piccolo scrigno che custodisce nella chiesa inferiore le spoglie del patrono della città, San Pietro Eremita. Di notevole importanza sono l’organo secentesco, capolavoro del Bonifazi ed il fonte battesimale che ha come base un capitello ionico di derivazione romana; si può infatti notare come in questo contesto abbiano trovato collocazione diversi materiali di spoglio quali i marmi della villa di Traiano. Nella Cappella Mari troviamo otto tele, opera dello spagnolo Fray Juan Andrés Ricci attivo nel XVII secolo presso la città, probabilmente su incarico dell’abate di Montecassino. Il suo piccolo museo di opere mostra un linguaggio autonomo rispetto al panorama artistico italiano ed essenziale attraverso il quale il pittore delinea figure che tendono ad assomigliarsi nei tratti, nelle pose e negli atteggiamenti gentili. Rivelano e trasmettono una certa pacatezza e sobrietà che gli deriva forse dal fatto di essere un monaco benedettino.
- Nel piccolo oratorio di San Pietro Eremita del XVII secolo possiamo ammirare un interessante gruppo marmoreo di ascendenza berniniana che si ispira nella composizione all’Estasi di Santa Teresa, conservata presso Santa Maria della Vittoria a Roma. Adagiato sull’altare, comprende la figura del Santo morente, opera di Girolamo Gramignoli, scultore e stuccatore della scuola romana, sostenuto da un angelo realizzato dal siciliano Pietro Papaleo, attivo a Roma nel XVII secolo ed iscritto all’Accademia di San Luca in qualità di scultore.
- La chiesetta della Madonna del Riposo – XV secolo -, ospita al suo interno due piccoli ambienti – entrambi costruiti a seguito della liberazione della città dalla peste – sulle cui pareti si dispiega un considerevole ciclo di affreschi. Nel primo, che ospita entro un’edicola l’icona della Madonna con il Bambino, la narrazione degli episodi della vita di Cristo e di San Sebastiano si svolge su due registri e sulle vele della volta gotica. Nella vicina cappella dedicata a San Sebastiano, che occupa un ruolo rilevante nell’iconografia degli affreschi, la sequenza narrativa si fa più avvincente e fluisce come in un libro illustrato popolandosi di personaggi variamente abbigliati e definiti da una linea di contorno netta ed espressiva che sintetizza la loro consistenza plastica. Dal punto di vista compositivo e stilistico sono state individuate due distinte mani, come confermato dalle iscrizioni che recano la firma e le diverse date di esecuzione degli autori: Petrus e Desiderio da Subiaco. Quest’ultimo, autore degli affreschi del secondo ambiente, mostra uno sguardo attento al linguaggio pittorico che circolava nell’ambiente benedettino di Subiaco, dove furono attivi fin dal 1400 maestri di Scuola Umbro Marchigiana. Tale presenza ha sicuramente avuto un notevole impatto ed ha fortemente orientato il pittore della corte Caetani nelle sue scelte espressive nell’ambito del suo itinerario artistico.
- L’Arco di Trevi, poco fuori il centro storico, costituisce una delle più antiche costruzioni della città che un tempo segnava il confine tra le terre degli Equi e quelle degli Ernici. Formato da blocchi in pietra risale al III secolo a. C. ed è immerso nel bosco, sul Cammino di San Benedetto.
- Non possiamo lasciare la città senza un’escursione a piedi, in bici, a cavallo, in canoa, sci da fondo o ciaspole a seconda delle stagioni, nel Parco di Trevi, tra i sentieri immersi nel verde e nelle fresche acque, in una meravigliosa cornice naturale. Potete raggiungere la cascata, incanto dei Simbruini ed immergere i piedi nelle acque del laghetto sottostante. Il fascino di questo luogo è arricchito dalla presenza archeologica del ponte romano, dei ruderi delle ville rustiche e dei resti degli acquedotti che rende la passeggiata ancor più suggestiva.
Quando si potrà tornare a viaggiare, Trevi, il borgo immerso nella natura del suo Parco, vi aspetta, per essere visitata in ogni stagione.