Cala il numero degli omicidi in Italia, in aumento le donne uccise
Mai così pochi omicidi in Italia. Il più grave dei delitti, che trenta anni fa aveva provocato in soli dodici mesi oltre 1.900 lutti, nel 2020 è sceso al minimo assoluto di 271 casi, abbassando sensibilmente il già infimo dato dell’anno precedente, che era stato di 315 vittime.
Una tendenza in atto da anni, costante e che già nel 2019 aveva collocato l’Italia al gradino più basso tra i Paesi Ue (a parte il Lussemburgo) per numero di omicidi in rapporto alla popolazione. Se da un lato il luogo dove più spesso esplode la violenza è quello familiare, dall’altro le statistiche segnalano il crollo – anche questo in atto ormai da anni – degli assassini legati alla mafia e alla criminalità organizzata in genere.
Il dato sulla «scia di sangue» è stato analizzato dall’Osservatorio dei diritti, sulla base di dati del Viminale e del ministero di grazie e giustizia. Si parte dal numero grezzo, i 271 omicidi registrati tra gennaio e dicembre, soglia che abbassa del 14% quella del 2019. I mesi più cruenti sono stati gennaio e giugno, due periodi in cui non vigevano le restrizioni dovute al lockdown.
Aumenta il numero delle donne che perdono la vita, passate in un anno dal 35 al 41% del totale e, come anticipato, questo dipende da un fenomeno sotto osservazione da anni: crescono i delitti compiuti da mariti, partner, fidanzati, come anche episodi di cronaca degli ultimi giorni sembrano confermare. Se si prende in considerazione questo particolare segmento statistico, la percentuale di morti di sesso femminile sale al 67%.
L’Osservatorio dei diritti, citando poi elaborazioni compiute da Eures segnala che nell’ultimo anno sono quasi raddoppiati gli omicidi-suicidi spesso dovuti all’impossibilità di un coniuge di assistere l’altro colpito da gravi malattie. Significativo anche un altro dato statistico: il 32% delle donne uccise aveva più di 64 anni.
Una seconda ricerca, sullo stesso argomento, mette in evidenza un altro aspetto rilevante: il crollo dei delitti commessi dalla mafia o altre organizzazioni similari. L’analisi è stata effettuata dal sito «Truenumbers», sempre a partire da dati ministeriali. L’anno preso in considerazione è il 2019, dove furono ammazzate 315 persone. Detto che anche in questo caso la cerchia familiare risulta la più pericolosa, gli analisti sottolineano che appena 28 vittime sono morte per mano delle cosche.
Questa era invece la causa principale che insanguinò l’Italia a cavallo degli anni ‘80 e ‘90. In soli quattro anni, culminati con le stragi di Falcone e Borsellino del ‘92, il movente mafioso portò alla morte 2.638 persone, una media di 527 l’anno. L’anno più nero di tutti fu il ‘91, con 1.916 vittime totali. «La maggiore debolezza di alcune organizzazioni si è unita a un cambio di strategia di altre che hanno preferito un’azione più silente attraverso la penetrazione dell’economia e dell’uso della corruzione più che della forza» scrive «Truenumbers» per motivare questo cambio di scenario. corriere.it