Adulti e bambini nelle foibe, colpevoli di essere italiani
“Basta la foto della piccola esule polesana Egea Haffner per descrivere, con una immagine, tutto il dramma di cui furono vittime i 350.000 italiani di Istria, Fiume e Dalmazia nel secondo dopoguerra, costretti ad abbandonare le proprie case e la propria terra a causa della pulizia etnica scatenata dai comunisti jugoslavi guidati da Josip Broz Tito – ha affermato Daniele Natalia, sindaco di Anagni – Città italianissime come Zara e Pola furono rase al suolo per cancellare ogni simbolo esteriore della cultura italiana. Altri italiani colpevoli solo di non aver rinnegato la propria bandiera, furono invece uccisi e gettati nelle foibe o in cave di bauxite, altri perirono nei campi di concentramento jugoslavi o giustiziati in processi sommari. Secondo gli ultimi calcoli il numero degli italiani uccisi dai partigiani jugoslavi tra il 1943 ed il 1947 ammonterebbe a 16.500.Solo nel 2004 il ricordo delle sofferenze di questi nostri compatrioti è stato istituzionalizzato come “Giorno del ricordo” il 10 febbraio di ogni anno, ma ancora oggi certa storiografia, certa cultura imperante ed anche alcune forze politiche tentano di sminuire il fenomeno, di nascondere la verità. Ecco che di fronte a fenomeni del genere ricordare diventa ancora più importante.Lo scorso anno lo facemmo attraverso un convegno dedicato alle scuole anagnine nel quale cercammo di ricostruire una memoria condivisa sul tema e ricordo l’impegno costante sui temi delle foibe e dell’italianità del confine orientale di molti esponenti dell’Amministrazione.Si abbatta finalmente il muro dell’omertà storica e politica per fare del 10 febbraio, finalmente, una ricorrenza patriottica e patrimonio civile dell’Italia. Lo dobbiamo ai morti ed agli esuli”.
Redazione Anagni