Papa Francesco in Iraq incontro storico con l’Islam, mai nessuno prima di lui
di Biagio Cacciola
Molto spesso utilizziamo l’aggettivo storico in modo improprio. Per questo viaggio del Papa in Iraq invece calza a pennello. Mai un Pontefice si era recato nalla Patria del patriarca Abramo, a Ur dei Caldei. E senz’altro la decisione di questo viaggio aveva fatto innervosire la destra americana trumpiana ma Jorge Bergoglio è stato irremovibile nonostante le tante preoccupazioni che si portava dietro questa visita in terra irachena.
Questo Papa ha infatti riaffermato il ruolo della Chiesa cattolica come chiesa universale e non strumentalizzata dai teocon occidentali che la vorrebbero piegare ai loro interessi imperialistici. Andare in Iraq e incontrare la più grande comunità sciita del mondo significa che il Vaticano non è d’accordo sulle politiche d’embargo della Ue e degli Usa verso quei paesi. Infatti stare in Iraq significa stare in Siria e in Iran, nazioni a guida sciita.
Il Papa ha incontrato il leader della comunità sciita, il grande ayatollah Al Sistani colui che nel 2018 fece appello anche all’autorità del papa per sconfiggere l’Isis che aveva occupato il nord dell’Iraq. E Sistani, che il papa ha incontrato a Najaf terzo luogo sacro per i musulmani dopo la Mecca e Medina, (e dove è sepolto Ali capostipite dello sciismo) è iraniano discepolo prediletto dell’ayatollah Khomeyni. Perché di questo si tratta.
Con la caduta di Hussein, la componente sciita irachena ha avuto sempre supporto dalle forze iraniane, che col defunto generale Soleimani, assassinato da Trump, hanno sconfitto l’Isis nella terra di Abramo. Questo viaggio ha significato una solidarietà forte con tutti i cristiani della Mesopotamia, cattolici, ortodossi, siriaci, caldei. Questo papa non li ha fatti sentire soli come il comportamento delle potenze occidentali ormai scristianizzate.
Il papa ha ricordato tutte le violenze inaudite che yazidi, cristiani , mussulmani hanno dovuto subire dai demoni dell’Isis. Sconfitto solo grazie all’alleanza sciita tra Siria, Iran, Iraq e il loro braccio armato Hezbollah. Il cattolicesimo è incontro, colloquio, convivenza con le altre religioni e i cristiani sono il lievito di queste nazioni. Cercare di sradicarli fa parte di un piano internazionale.
Anche l’ultimo bombardamento Usa ai confini tra Iraq e Siria ci dice quanto sia insopportabile per l’imperialismo anglosassone una presenza cristiana in medioriente. A tutto questo Francesco, con un coraggio che può venire solo da Dio, ha detto no mettendoci la faccia e la parola (in italiano).