Veroli, 25 aprile manca il riconoscimento a Bruno Fraja
In Italia, a 76 anni dalla conclusione del secondo conflitto mondiale, le ferite della guerra non si sono del tutto rimarginate. A ridosso di alcuni anniversari il dibattito nazionale si infiamma sebbene le ideologie del ventesimo secolo siano venute meno.
Era il 24 Marzo 1944 e il nostro concittadino Celestino Frasca, fu barbaramente fucilato con altre 334 persone a Roma, nei pressi di via Ardeatina, da un gruppo di nazisti. L’eccidio delle Fosse Ardeatine fu la risposta all’attentato partigiano di via Rasella in cui morirono 33 soldati del Polizeiregiment “Bozen” (composto principalmente di militi italiani) e due civili, uno addirittura tredicenne.
I responsabili del gesto non si consegnarono ai tedeschi e questi reagirono con una rappresaglia, numericamente inesatta. Infatti furono rastrellate e giustiziate 335 persone e non 330. Al termine della guerra, la città di Veroli dedicò una piazza a Celestino Frasca, nei pressi di Santa Francesca e successivamente la scuola sita nella stessa frazione.
Era il 28 Aprile 1945 e il nostro concittadino Bruno Fraja, zio di Bruno Fraja, già consigliere comunale, fu barbaramente fucilato assieme a quarantadue legionari da un gruppo di partigiani. La strage di Rovetta, città bergamasca in cui ebbe luogo la carneficina, si consumò a guerra finita e a liberazione avvenuta.
Verso la fine del ’43, a diciassette anni, Bruno Fraja lasciò Veroli, si arruolò nella Guardia nazionale della RSI ed entrò a far parte della Legione Tagliamento. Si diresse nell’Italia settentrionale per partecipare al conflitto che l’Italia aveva iniziato nel 1940. Il nord dell’Italia, per quasi due anni, fu teatro di efferate stragi e di feroci massacri ad opera di entrambi gli schieramenti. Genitori e figli, donne e bambini, distrutte intere famiglie, dall’una e dall’altra parte.
La storia di Bruno Fraja è quasi sconosciuta e il giovane milite finora non ha ricevuto particolari riconoscimenti
Nel suo piccolo, a più di settanta anni da questi episodi, Veroli ha l’opportunità di contribuire a rimarginare una ferita che in Italia è ancora aperta. Tramandare il sacrificio di Bruno Fraja e contestualmente commemorare il martirio di Celestino Frasca sarebbero gesti precursori in Italia, rappresenterebbero segnali di maturità storica e civica. Potrebbe avviarsi un processo di rappacificazione nazionale. E i verolani, di ieri e di oggi, ne sarebbero i protagonisti.