Filosofia oltre i muri
Una voce fuori dal coro
di Chiara Vaccaro
Quando penso alla società ideale in cui mi piacerebbe vivere spesso la immagino come un’orchestra formata da tanti musicisti impegnati a suonare strumenti diversi tra loro: solo rispettando i tempi dell’esecuzione e ascoltandosi bene l’uno con l’altro è possibile creare una sinfonia perfetta. A volte però capita che così come in un’orchestra anche nella società si sollevino delle voci che comunemente vengono descritte come ‘voci fuori dal coro’ semplicemente per il fatto che le loro idee divergono da quelle della maggioranza o, in alcuni casi, cercano di indicare agli altri una via che pare essere ancora impercorribile.
Il dinamismo della storia segue proprio questo movimento: andare controcorrente a volte permette a tutta l’orchestra di rivedere il proprio spartito e magari, a seconda dei casi, creare un’armonia migliore. Per farlo però servono almeno tre cose: il coraggio di dire la propria, la disposizione ad accogliere le idee, le critiche o i suggerimenti degli altri e, cosa non meno importante, la responsabilità da assumersi riguardo alle proprie affermazioni. È proprio su quest’ultimo punto infatti che vorrei attirare la vostra attenzione: quando è stata l’ultima volta in cui vi siete imbattuti in un pensatore contemporaneo che riflettesse tutte e tre queste caratteristiche e che, come si può facilmente immaginare, risultasse per tanto una scomoda voce fuori dal coro?
A me è capitato proprio di recente quando sotto suggerimento di un amico ho letto il primo fortunato bestseller di Jordan B. Peterson, psicologo clinico canadese, che è entrato nel dibattito sociale e culturale del mondo occidentale degli ultimi anni. Il libro in questione si intitola Dodici regole per la vita. Un antidoto al caos nel quale Peterson, a partire dalla sua esperienza lavorativa e dalla sua vita privata, suggerisce al lettore dodici modi per creare ordine nella propria esistenza, incoraggiandolo a prendere atto in maniera obiettiva, responsabile e coraggiosa delle proprie scelte e delle proprie relazioni. Lo psicologo canadese utilizza uno stile estremamente schietto per tentare di scuotere il lettore dal torpore di una mentalità comune che rifiuta di rivedere le proprie priorità. La società occidentale assume purtroppo sempre di più le caratteristiche di un’orchestra che rifiuta di rivedere il proprio spartito nonostante i diversi solleciti da parte di qualche membro del gruppo che invita a ripensare all’armonia da eseguire. Peterson è decisamente uno di questi: un uomo che non ha paura di scavare nel profondo di tutte quelle convinzioni che l’Occidente ormai ha assunto in merito alla famiglia, all’educazione e al ruolo dell’uomo e della donna nella società contemporanea. Le sue affermazioni, sempre così dirette, possono scontrarsi con il pensiero dei più che alla luce del “politicamente corretto” o dell’ideologia che confonde diritto con dovuto, nulla è più oggetto di discernimento e la verità diventa davvero l’unica arma di difesa contro l’ipocrisia del mondo. Questa verità però è difficile da accogliere, fa male e non sembra gradita a tutti i ‘musicisti’: vivere nella verità significa scegliere e assumersi la responsabilità più profonda delle proprie scelte, del proprio agire, conformarsi veramente alla propria identità.
Il mondo contemporaneo è avverso a questo tipo di pensiero: perché scegliere se posso avere tutto? Perché ritenermi responsabile se le intenzioni dei miei atti erano altre? Queste sono solo alcune delle domande a cui Peterson cerca di dare una risposta e che potrebbero essere oggetto di dibattito sotto tanti punti di vista, mi limito solamente – oltre che a consigliarvi vivamente di dare un’opportunità a questa lettura – a riportarvi l’invito stesso che alla conclusione del libro l’autore affida ai lettori: abbiate sempre con voi una penna luminosa, una penna che sia capace di ereditare la saggezza del passato, di rendervi parte di una comunità, di un’orchestra, di un gruppo e che, anche se dovesse rendervi una voce fuori dal coro, abbiate sempre il coraggio responsabile di utilizzare.