Brigate rosse, arrestati 7 ex terroristi si rifugiavano in Francia 3 in fuga
Sette ex membri di organizzazioni terroriste italiane — le Brigate Rosse, i Nuclei armati contropotere territoriale e Lotta Continua — sono stati arrestati stamani in Francia su richiesta dell’Italia, mentre altri tre sono in fuga e sono ricercati. L’annuncio è stato dato dall’Eliseo. I dieci sono accusati di atti di terrorismo, e in particolare a reati di sangue, risalenti agli anni ‘70 e ‘80.
Gli ex brigatisti arrestati sono Marina Petrella, Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Roberta Cappelli, Giorgio Pietrostefani, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti. Quelli ancora in fuga sono Raffaele Ventura, Maurizio Di Marzio e Luigi Bergamin.
Il 9 aprile scorso la ministra della Giustizia italiana, Marta Cartabia, ha incontrato Eric Dupond-Moretti, suo omologo francese, e ha chiesto ufficialmente la consegna dei terroristi, per alcuni dei quali scatterebbe a breve la prescrizione della pena. Uno di questi è Di Marzio, tra i non arrestati nell’operazione di stamattina.
All’incontro Dupond-Moretti-Cartabia sarebbe seguito un contatto telefonico tra il premier italiano Mario Draghi e il presidente francese Emmanuel Macron, nel quale Draghi ha confermato l’importanza della questione per il governo italiano.
Secondo quanto dichiarato dalla presidenza della Repubblica francese, la decisione di Macron «si colloca strettamente nella logica della “dottrina Mitterrand” di accordare l’asilo agli ex brigatisti, eccetto ai responsabili di reati di sangue».
La compilazione della lista dei 10 nomi è il frutto «di un importante lavoro preparatorio bilaterale, durato diversi mesi — sottolinea l’Eliseo — che ha portato a prendere in considerazione i reati più gravi». Le autorità di polizia francese e italiana hanno diffuso una nota che dettaglia i profili degli ex terroristi arrestati.
Cinque di loro sono ex membri delle Brigate rosse. Giovanni Alimonti, nato a Roma nel 1955, deve ancora scontare 11 anni e mezzo di carcere e 4 anni di libertà vigilata; tra i delitti per cui è condannato c’è il tentato omicidio del vice dirigente della Digos di Roma Nicola Simone. Enzo Calvitti, nato a Mafalda, anche lui classe 1955, deve scontare 18 anni e 7 mesi di carcere e 4 anni di libertà vigilata. Roberta Cappelli, romana, anche lei classe 1955, è condannata all’ergastolo per gli omicidi del generale Galvaligi, dell’agente di polizia Michele Granato, del vice questore Sebastiano Vinci e dei ferimenti di Domenico Gallucci e di Nicola Simone. Marina Petrella, romana, classe 1954, è condannata all’ergastolo per l’omicidio del generale Galvaligi, il sequestro del giudice D’Urso, l’attentato a Nicola Simone, il sequestro dell’Assessore Ciro Cirillo (per il quale furono uccisi due operatori di scorta). Sergio Tornaghi, milanese, 1958, è condannato all’ergastolo: tra i reati che gli sono contestati, l’omicidio del direttore generale della Ercole Marelli.