«Basta con le bestemmie», il prete toglie le porte e chiude il campetto
“Dovranno venire a chiedere scusa. Soltanto dopo potremo ricominciare ad avere un dialogo. Se gli adulti e le famiglie non fanno nulla per dare un freno alla maleducazione e agli atteggiamenti di questi ragazzi, lo faccio io”. Via le porte da calcio nel campetto parrocchiale, dice don Mirco, di fronte a bestemmie, minacce e sbeffeggiamenti il sacerdote ha detto no. Il tono di voce di don Mirco Pasini è sereno, ma risoluto. Esattamente come accaduto nei giorni scorsi di fronte alle minacce di un gruppetto di ragazzi che da un paio d’anni circola tra sagrato e campi sportivi della sua piccola parrocchia di Torre di Fine, nel litorale veneziano a Eraclea. Poche case, una manciata di famiglie, bambini al catechismo e poco o nulla da fare nei paraggi, in un luogo in cu la parrocchia è uno dei pochi centri di aggregazione.
“Da due anni questi ragazzi, alcuni già noti ai carabinieri, circolano qui, fumano, bestemmiano. Li vedo in giro a mezzanotte fuori dalle porte della chiesa, addirittura sui tetti della scuola. Nessun vigile viene però mai a controllare, nessuno che dia loro un freno, nemmeno gli adulti né le loro famiglie” racconta don Mirco, “durante il lockdown li vedevo radunati sotto una tettoia della parrocchia senza mascherine e senza distanziamento. Due giorni fa ho chiesto loro di non fumare, come c’è scritto nei cartelli che ho messo qui dappertutto: la risposta di un ragazzo è stata una risata e una frase beffarda. Qualcuno mi regala una sigaretta?”.
A quel punto don Mirco ha detto stop. Via le porte del campo da calcio, un gesto simbolico annunciato su Facebook, che ha suscitato però accese critiche. “Gli adulti, quelli che dovrebbero dare un contenimento a questi ragazzi, sono invece quelli che mi hanno scritto che noi preti mandiamo via la gente – spiega il parroco – che la chiesa dovrebbe accogliere tutti. Io dico soltanto: quei ragazzi chiedano scusa. E poi ricominceremo a dialogare. Toglierò le porte per un periodo e potrei pensare anche a recintare l’area. Io devo pensare anche alle altre famiglie, e salvaguardare gli altri ragazzini più piccoli che vogliono frequentare e vogliono venire in parrocchia in sicurezza” .Il sacerdote veneziano non è però tipo da farsi spaventare. Già nelle sue precedenti esperienze a Mestre, nel quartiere di via Piave in zona stazione, aveva cercato di contrastare pubblicamente il degrado e la criminalità locale con la sua ferma presenza in parrocchia. Oggi ci riprova, prima che un gruppetto di ragazzi irrequieti si trasformi in qualcos’altro: “Il problema delle babygang? Di certo è stato il lockdown e la crisi del Covid a peggiorare le cose” spiega il sacerdote, “con le passate chiusure molti problemi dei ragazzi e degli adolescenti sono esplosi”. corriere.it