Museo della Pietà popolare, apertura a Fumone 2 sale di allestimento
di Massimo Mangiapelo
È stato aperto a Fumone il “Piccolo Museo della Pietà popolare”. L’iniziativa è nata grazie al Comitato della Madonna del Perpetuo Soccorso, che ha allestito una bellissima mostra iconografica e di ex voto presso l’antico Oratorio. L’inaugurazione ha avuto un ottimo successo di partecipazione.
«Tempi antichi riconsegnati alla memoria della città di Fumone, preghiere riscoperte e icone da scoprire» è in qualche modo il motto ed il motivo per cui il Comitato ha voluto fortemente questa apprezzabile iniziativa. Che, tra l’altro, è stata superbamente arricchita dalle bellissime icone realizzate da Piermatteo Tortorella.
L’allestimento include due sale: la prima è un omaggio agli ex voto, restaurati e tornati agli antichi splendori grazie alla paziente e sapiente mano dell’architetto Alessandro De Rossi, mentre la seconda è dedicata alla scoperta delle icone. C’è stato anche un intervento dell’iconografo Piermatteo Tortorella il quale, oltre ad esporre alcune sue opere, ha illustrato al pubblico presente le varie fasi di lavorazione delle sacre icone.
«Un iconografo – spiega Tortorella – si occupa di riprodurre in maniera fedele, e rispettando dei canoni precisi, i prototipi delle immagini di Gesù Cristo, oppure episodi della sua vita, di quella di sua madre Maria, degli angeli e dei santi. A questa professione si può accedere in vari modi. Nel mio caso, ho sempre pensato di non essere stato io a scegliere di diventare iconografo ma di essere stato ‘scelto’, con un disegno ben preciso, dal più grande artista di sempre: Dio. Negli anni, più che una professione ho cercato di farla diventare un modus vivendi, un discorso spirituale e un cammino interiore, che mi porta a scrivere icone le quali, una volta benedette, diventano oggetto di culto da parte dei fedeli. In questo percorso, noi autori abbiamo una grande responsabilità: quella di attenerci a regole e canoni ben precisi, accantonando il libero arbitrio tipico degli artisti e diventando uno strumento di Dio. Per me – conclude l’artista – essere iconografo vuol dire esattamente questo».
Redazione Digital