Uccide il compagno con una coltellata, prima di farlo lo scrive sui social

Sembrava uno sfogo, parole scritte per stizza. Invece, era un delitto annunciato. Vanda Grignani, la scorsa notte a Trapani, poco prima di accoltellare mortalmente il suo convivente Cristian Favara, aveva espresso il suo intento sui social.


Scuse ma anche accuse, tutte da vagliare: «Scusate vi voglio bene a tutti mi manca la mia famiglia sono sola questo essere mi ha portato all’esasperazione. La polizia e i carabinieri di Trapani sembrano che vadano d’accordo con lui». E due minuti dopo alle 23.38 la trentasseienne aveva aggiunto: «Ho chiesto aiuto questo mi ha distrutto. La polizia e carabinieri di Trapani difendono lui. Va bene sono stanca. Non ho più niente da perdere perdonatemi».

Alcuni amici avevano replicato ai suoi post consigliandole di ritrovare la calma e rasserenarsi. Nessuno di loro, però, avrebbe mai immaginato che da lì a poco si sarebbe consumata una tragedia. Non potevano sapere che Cristian Favara, 45enne con precedenti penali, era agli arresti domiciliari nella casa che lei ha in affitto e aveva l’obbligo di rincasare alle 23. Invece, il compagno ritardava e lei, probabilmente, era esasperata dall’idea di un controllo delle forze di polizia. Così, una volta rientrato nell’appartamento in pieno centro storico, a pochi passi dalla Cattedrale, è nato un battibecco che è degenerato in una violenta lite. La donna, già pregiudicata, ha impugnato un coltello e ha sferrato dei fendenti fra cui uno, mortale, poco sotto la clavicola che lo ha trapassato. Quando sono arrivati i sanitari del 118 non c’era più nulla da fare tranne che chiamare i carabinieri. Gli uomini del reparto operativo, al comando del tenente colonnello Andrea Pagliaro, dopo le ammissioni della donna l’hanno fermata e, ora, si trova nel carcere «Pagliarelli» di Palermo.

Scorrendo il suo profilo sui social network emergono frammenti di solitudine e disperazione. Pubblicava poesie di Alda Merini e citazioni che sembrano mostrare nostalgia per la famiglia e l’amarezza per un presente molto complicato. Più volte i militari avevano raccolto segnalazioni dove lei, in qualche modo, era coinvolta ma mai avevano riscontrato reati.

«Ero esasperata, ma l’ho colpito per difendermi», avrebbe confessato ieri Vanda in carcere al pubblico ministero Eleonora Sciorella. Una versione che confermerebbe quanto aveva già dichiarato ai carabinieri dopo il loro arrivo nella casa alle spalle della Cattedrale. Grignani, assistita dal suo legale Diego Tranchida, avrebbe provato a rinforzare la sua tesi spiegando di «essere stata aggredita» e che i suoi sfoghi sui social siano la prova «dell’esasperazione in corpo, a tal punto da poter scrivere questo». Lo scenario tratteggiato è proprio quello di una relazione tormentata:«Nelle ultime settimane la relazione era diventata assai difficile, al punto da chiedere più volte aiuto alla polizia». Secondo il legale la loro storia era arrivata al capolinea e la donna avrebbe mostrato «i segni dell’aggressione subita agli inquirenti». Una versione che, adesso, dovrà essere valutata dal giudice per le indagini preliminari che, considerata la confessione di Grignani, dovrà decidere sull’adeguatezza della misura cautelare in carcere.

Cristian Favara era conosciuto a Trapani. La madre è proprietaria di una frequentata trattoria e lui stesso ne aveva gestita una. Aveva poi avuto problemi con la giustizia per reati legati alla droga. Era stato anche condannato, a 7 anni e 6 mesi in primo grado, nell’ambito di un processo per omicidio colposo dopo la morte per overdose di un tossicodipendente. corriere.it