Veroli, artista di fama mondiale Arduino Scaccia Scarafoni il ritrattista di cavalli
di Marco Bussagli*
Oggi se lo ricordano in pochi, ma quando, nel 1981, Arduino Scaccia Scarafoni compì cento anni, per premiarlo, gli fece addirittura visita a Veroli, l’ex presidente del consiglio Giulio Andreotti, con tanto di stuolo di auto blu, telecamere al seguito e forze dell’ordine mobilitate. Fu un bel gesto da parte del politico ciociaro che veniva a rendere omaggio al conterraneo noto per l’irrefrenabile energia, per l’immensa cultura e per la straordinaria capacità artistica.
Conosciuto soprattutto come “pittore di cavalli” (definizione impropria e generica che sarebbe meglio sostituire con “ritrattista di cavalli”, vista l’acribia con cui coglieva l’aspetto dei singoli equini), fu per questa sua abilità invitato ad illustrare la voce Cavallo dell’Enciclopedia Italiana Treccani e quella omologa della Encyclopedia Britannica.
Suoi sono anche alcuni manifesti per la Lotteria di Merano, come quello del 1935, dove è la dea Fortuna a guidare la gran carriera dei cavalli. Non possiamo poi non ricordare l’abbacinante Cristo benedicente e la bellissima Madonna in gloria con gli angeli che si trovano nella chiesa di Sant’Andrea. Qui i volti degli angioletti furono ripresi da quelli teneri di alcuni bambini verolani.
Suoi sono anche due dipinti commissionati dall’impresa verolana di bibite produttrice dell’allora celeberrima “Aranciata Mazzoleni”. Si trattava, come nel caso di Merano, di Manifesti pubblicitari che erano, come gli altri, dipinti con una gioia e una maestria che ci lasciano incantati. Per rendere più spumeggiante la compagnia che, nel dipinto, l’artista aveva immaginato riunirsi per brindare con la mitica “Gassosa Mazzoleni”, inserì i ritratti di alcuni attori celebri. Fra questi Rita Hayworth, Judy Garland, ma soprattutto Oliver Hardy, notissimo al pubblico italiano con il nome d’arte di Ollio, che avanzano quasi danzando a dimostrare l’effetto benefico che si sprigionava dopo aver bevuto quel liquido piacevole e frizzante.
Quella presenza m’indusse (da assessore tecnico alla cultura nella prima giunta D’Onorio) ad utilizzare il manifesto per farne il dépliant che, nel 2004-2005 (pare un secolo fa), annunciava la riapertura del cinema (oggi tristemente chiuso) dopo decenni di serrata.
Ho sempre pensato che quello sarebbe potuto essere un brand perdistinguere la “Sala Trulli” da tutti gli altri cinema della zona. Invece, i dipinti finirono nel dimenticatoio fino a quando la Fondazione Mastroianni di Arpino – in quegli anni guidata dall’architetto Antonio Abate –, non coinvolse la famiglia Mazzoleni e chi scrive in una mostra del 2014 (anche questa data pare cent’anni fa) che sanciva la donazione delle opere alla Fondazione che oggi langue.
Non so più nulla della sorte di quei dipinti, ma credo che l’attuale amministrazione, a Veroli, dovrebbe mettere in agenda un progetto per rivalutare la figura del pittore verolano, magari con una grande mostra a Palazzo Campanari, dopo Klimt. Anche perché, così, per quell’acquisto oneroso comincerebbe a profilarsi l’idea di un progetto che, comunque, ancora dopo tre anni, non sembra neppure in embrione.
*Consigliere comunale di Veroli e professore Accademia di Belle Arti di Roma