Serena Mollicone, “Delitto avvenuto dentro la caserma”

È il giorno forse più atteso al processo per l’omicidio di Serena Mollicone e l’aula della corte d’Assise di Cassino è affollata. Parla la professoressa Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa del Labanof di Milano che ha redatto la perizia con cui la procura di Cassino ha portato a processo gli imputati. Un’udienza piena di tecnicismi, capaci però nella loro freddezza di trasformare un cold case lungo vent’anni in una morte quasi visibile in diretta. Gli esami condotti con tecniche all’avanguardia e in gran parte non disponibili o poco utilizzate al tempo della prima autopsia svelano dettagli inediti e di grande interesse per la corte.

Dall’esame esterno sul cadavere della 18enne trovata morta l’1 giugno 2001 si ricava ad esempio la conferma che la lesione all’altezza della tempia sinistra ma anche le finora mai analizzate ferite alle mani e alle gambe, dovute probabilmente a una colluttazione, le sono state inferte quando era ancora in vita. Lo studio dei danni all’encefalo rivelano che il trauma cranico non è stato mortale e che il decesso, anche in base alle lesioni cardiache, è intervenuta per asfissia meccanica. Le fratture al cranio certificano l’urto con una superficie piana e ampia, mentre il rigor mortis è compatibile con l’orario in cui Serena fu vista entrare nella caserma di Arce, dove sarebbe stata aggredita, secondo il pm Beatrice Siravo, dal maresciallo Franco Mottola, da suo figlio Marco e dalla moglie Anna Maria, accusati di omicidio volontario in concorso con l’altro carabiniere, Vincenzo Quatrale. Privo di coscienza il suo corpo sarebbe stato portato in un bosco vicino, dove venne ritrovato con mani e piedi legati e la testa sigillata in una busta di plastica.

Tutto questo per introdurre la prova madre, la porta degli alloggi della caserma del comandante contro cui sarebbe stata sbattuta la testa della ragazza. Su questa porta, che un altro carabiniere, Francesco Suprano, avrebbe accettato di spostare nel proprio bagno per nasconderla, c’è una frattura compatibile con il calco del cranio di Serena e in particolare il punto di impatto combacia con il suo arco zigomale sinistro. Compatibilità che non emerge invece con i pugni di Franco e Marco Mottola, che secondo la loro difesa sarebbero la vera causa di quella rottura. corriere.it