La colpa non è solo di Putin, gli americani hanno gravi responsabilità
di Biagio Cacciola
Tutte le anime belle, ma ipocrite, alzano alte grida manzoniane, sull’intervento della Russia in Ucraina.
La pace è il bene supremo ma abbiamo visto che troppe volte è minacciato da chi poi fa il moralista. Da ben otto anni, infatti, la situazione in Ucraina era esplosiva, soprattutto per la volontà americana di estendere i suoi confini, tramite la Nato, fino in Russia.
Nel 2014 infatti dopo il colpo di stato con annessi omicidi e stragi (vedi quella di Odessa) abbiamo assistito a una escalation di provocazioni verso le zone russe. In primis il Donbass con le sue repubbliche resisi autonome dopo il colpo di stato a Kiev. In più agli Usa non andava bene il gasdotto che portava in Germania dalla Russia questo bene essenziale per la UE.
Ricordiamo che il 48 per cento dell’ approvvigionamento di gas arriva dalla Russia. Un’amministrazione americana, in affanno su tutti i fronti dopo il disastro in Afghanistan, Libia, Siria, Iraq, aveva bisogno di un nemico per poter spostare l’attenzione su un altro scenario.
La UE dal suo canto non avendo una politica autonoma ha perso completamente quel ruolo di mediazione tra Europa occidentale e orientale. E così che i nodi dell’Ucraina sono venuti al pettine.
Si può criticare Putin quanto si vuole, specie quando si è sotto scacco della Cia e del Pentagono, ma non si può riconoscere che solo il fallimento delle trattative per l’attuazione della accordo di Minsk da parte del filoamericano Zelensky ha portato a questa situazione dove gli obiettivi russi sono lo smantellamento della arsenale ucraino presente e di quello futuro.
Nel giardino del vicino è azzardo piazzare dei missili. Da qui la lezione che il presidente libanese Aoun dette a chi gli domandava qual era la sua posizione sull’America dicendo che essere nemici degli Usa è un rischio, esserne amici è una catastrofe.