Marocchinate in Ciociaria, almeno 20mila donne violentate ecco il film sugli strupri
“Uno dei più grandi stupri di guerra della nostra storia al centro de “Le Marocchinate del 44”, un film di Damiana Leone, prodotto da Mariella Li Sacchi e Amedeo Letizia. Il documentario sarà presentato giovedì 11 maggio alle 19 all’interno della Casa internazionale delle Donne, in Via della Lungara n.19, in collaborazione con BeFree, la cooperativa sociale nata del 2007, contro la tratta, le violenze e le discriminazioni e che opera per l’accoglienza e il sostegno a vittime di soprusi, abusi, maltrattamenti, traffico di esseri umani, violazioni dei diritti umani. Saranno presenti: Maura Cossutta, presidente Casa Internazionale delle Donne, Antonella Petricone, vice presidente della Casa e direttrice di BeFree, Fiorenza Taricone Storica di UNICAS Cassino, Mariella Li Sacchi produttrice del film (Qualityfilm), Damiana Leone regista del Film, Gioia Marzi, psichiatra. Nel maggio del ’44, nelle fasi finali dello sfondamento della Linea Gustav da parte degli alleati, nel Basso Lazio, ci furono enormi episodi di violenza da parte dell’esercito coloniale francese ai danni della popolazione civile. In un territorio già devastato dai bombardamenti e dagli scontri tra gli eserciti, avvenne uno dei più grandi Stupri di Massa della storia recente. Ma la tragedia non si limitò allo stupro, perché le Marocchinate, così vennero chiamate all’epoca le donne che erano state violentate, spesso dovettero affrontare anche malattie, gravidanze, pregiudizi, emarginazione e silenzio. “In una continua oscillazione di cifre, si calcola che vennero violentate e brutalizzate almeno 20.000 donne, di tutte le età, e una cifra imprecisata di bambini e uomini. Un caso unico nella storia della II Guerra Mondiale e non solo, totalmente lontano dalla contrapposizione tra fascismo e anti-fascismo. Piuttosto una scheggia dell’orrore del colonialismo arrivata in Italia per volontà dell’esercito francese – sottolinea la regista Damiana Leone, tutt’ora non riconosciuta come Stupro di Guerra e quindi come Crimine contro l’umanità. Io lavoro sulle Marocchinate sin dal 2009, partendo da uno spettacolo teatrale (il primo in assoluto sul tema) e poi approfondendo e facendo progetti su quegli stupri, unici nel loro genere”. Il docufilm ripercorre molti racconti a partire dalla storia familiare della regista e prende le mosse dall’intervista a sua nonna che ricorda il tentativo di stupro da lei subito da parte dei goumiers.Attraverso quasi 30 interviste si ripercorrono le tappe dalla guerra alla ricostruzione, fino ad arrivare ai nostri giorni e agli stupri di guerra contemporanei. Vengono intervistate tutte le nonne (anche quella del montatore e della direttrice della fotografia) e anche la mamma della produttrice. Il risultato è un lavoro che affonda totalmente nel “femminile familiare“di coloro che hanno realizzato il film, dove un microcosmo diventa un’immagine del macrocosmo e della grande storia. Il film di Damiana Leone, la cui lavorazione è durata 3 anni, è interamente ambientato nel Cassinate, ed ha come voce narrante la stessa regista, affiancata dagli storici Tommaso Baris e Fiorenza Taricone. È prodotto da Mariella Li Sacchi e Amedeo Letizia di Qualityfilm, con il sostegno del MIC per l’audiovisivo, il Patrocinio di Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale. La fotografia è di Gioia Onorati, il montaggio di Giuseppe Treppiedi e le musiche di Massimo Martellotta”.
Redazione Digital