Lutto nazionale, organizzato golpe per far cadere il governo Berlusconi contro le armi all’Ucraina
di Biagio Cacciola
Iniziamo dalle ultime cose. Berlusconi non era d’accordo sull’appoggio del governo Meloni al regime di Kiev. L’ha detto esplicitamente un mese mese fa. Ma ormai quel che restava di Forza Italia non voleva rinunciare ai posti di governo. I giornali legati al carro Usa furono spiazzati. Questo non ha impedito al governo di continuare a dare milioni di euro per le armi da inviare in Ucraina. Soldi che da uomo pratico, l’uomo politico milanese, avrebbe stornato ai bisogni interni. Per questo e altro era insofferente a un governo di questo tipo che non si può permettere di spostarsi di un millimetro dalla linea sciagurata della Nato. Berlusconi sapeva bene che dare retta ai diktat americani avrebbe aperto uno scenario come quello della Libia di piu di dieci anni fa. Dove quell’intervento costò l’esclusione dell’Italia dallo scenario libico e dagli accordi economici con Gheddafi. Finì in una catastrofe che gli costo la defenestrazione da parte di poteri internazionali che vollero Monti al suo posto. La verità era che l’imprenditore di Milano era inviso alle grandi lobbies finanziarie mondiali. Infatti era e restava un uomo del capitalismo all’italiana,basato su imprese legate a un mercato classico. D’altra parte Berlusconi era cresciuto all’ombra di referenti socialisti e democristiani e quando questi partiti crollarono negli anni novanta seppe trasferire quel consenso sulle liste di Forza Italia. La stragrande parte del voto moderato si collocò in quell’area permettendo a Forza Italia di diventare il primo partito. Alleanza nazionale e l’UDC insieme alla Lega facevano da corollario a un’alleanza spuria. Ancora non esplicitamente di centrodestra come si evidenzio con l’uscita della Lega di Bossi dalla coalizione. Poi ci ci fu la stagione della Casa delle Libertà e del Pdl. Ma Berlusconi, uomo non abituato ai partiti, non aveva fatto i conti con le identitaà diverse che all’epoca esistevano in quel campo. Il partito unificato sotto la sua presidenza, ma carente di democrazia interna, si frantumò e l’ala destra sotto Gianfranco Fini scelse una via diversa, ma sterile. Nel frattempo i guai giudiziari di vario tipo impegnarono in una sorta di duello all’ultimo sangue l’uomo di Arcore e una parte della magistratura. Il risultato fu l’indebolimento politico e il ritorno alla vecchia Forza Italia. Con passaggi di campo continuo verso partiti più bellicosi, prima la Lega e dopo Fratelli d’Italia. Il panorama era ormai cambiato e Berlusconi fu costretto ad accettare un ruolo non più da protagonista dello schieramento che, intanto si era spostato su posizioni più radicali. Il moderatismo fu sostituito da un estremismo verbale su temi come quello delle migrazioni, del rdc, della politica estera. Fondamentalmente quell’area non era più la sua dal punto di vista politico. E la sua scomparsa è come se avesse certificato la fine terrena non solo della sua persona, ma anche della sua politica.