È ufficiale, ogni guardia medica può diventare medico di famiglia di mille pazienti
Una prima toppa al problema della carenza dei medici di famiglia è l’emendamento al decreto legge Inps approvato mercoledì in via definitiva in Senato, a firma Marta Schifone, Fdi.
Ogni guardia medica potrà seguire fino a mille pazienti. Tradotto in numeri significa che almeno 1,5 milioni di cittadini andranno sotto le ali dell’assistenza di base. È una gran bella novità per Tommasa Maio, segretaria continuità assistenziale della Fimmg, il sindacato dei medici, perché conferma «l’efficacia» di queste figure della rete assistenziale che entrano in gioco la notte e nei giorni festivi quando i colleghi smontano. Un circuito chiamato «continuità assistenziale». Si aspetta solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per assicurare un primo ristoro a una categoria che stima la carenza di medici di famiglia in quasi 3mila unità calcolando che molti studi hanno già il «tutto esaurito» avendo in carico 1500 pazienti, il massimo consentito. L’emendamento prevede fino al 2026 la possibilità che i medici del cosiddetto ruolo unico con incarico di 24 ore a settimana (ex guardie mediche) ricevano nei loro studi fino a 1000 persone, anziché le 650 attuali, limite che sarebbe comunque scaduto alla fine di quest’anno. Un provvedimento che secondo Di Maio «è importantissimo per contenere i danni della mancata programmazione e dell’inerzia di alcune Regioni ritardatarie nella pubblicazione dei bandi per la formazione delle nuove leve». Dell’urgenza di «reclutare» operatori sanitari medici e non ha parlato anche il ministro della Salute Orazio Schillaci in occasione del 30mo anniversario di Agenas, l’agenzia di raccordo tra ministero e Regioni, in prima fila nel percorso della creazione di case e ospedali di comunità: «Non credo a molti dei numeri che vengono diffusi» sul sistema sanitario pubblico, ha detto il ministro riferendosi anche ai tempi di attesa per esami e visite («700 giorni e più per una mammografia. Mah…»). La riforma delle cure primarie, finanziate dal PNRR, prevede la nascita di 1.350 Case di comunità, strutture pensate per assorbire i pazienti meno gravi e alleggerire il lavoro dei pronto soccorso. Funzioneranno con la presenza di medici di medicina generale, infermieri e specialisti. Le spese del personale non rientrano nel fondo del PNRR ma sono a carico dello Stato e fra 1,7 miliardi previsti sono compresi i 250 milioni per il nuovo contratto di convenzione con la medicina generale. Finanziate anche 900 borse di studio all’anno per i giovani in arrivo. corriere.it