Bambino di 11 anni iscritto alle scuole superiori, quasi 150 di quoziente intellettivo
Si chiama Giulio e proprio oggi, 29 giugno, è il giorno del suo compleanno. Compie 11 anni e ha appena terminato le scuole elementari a Galatone. L’età, però, per lui è solo un numero. Giulio è un bambino con sindrome di Asperger. La sua plusdotazione intellettiva lo ha portato, sin dai primi anni di età, a non giocare con costruzioni e macchinine. Ma a incanalare la sua energia in un’unica grande passione: l’informatica. Ricci biondi e occhiali, nel suo corpo da bambino nasconde un quoziente intellettivo di 146. E adesso è pronto a fare un salto scolastico che lo porterà a terminare prima gli studi e a diplomarsi a 16 anni, grazie a un protocollo d’intesa tra la sua scuola elementare, l’istituto comprensivo Polo 1 di Galatone, e l’istituto di istruzione superiore Enrico Medi della stessa città. «A settembre ho cominciato un percorso nella scuola superiore. Ero un po’ spaventato, ma anche felice – racconta -. Mi hanno accolto tutti benissimo, anche se i ragazzi del quinto anno erano straniti nel vedere un bambino che sedeva al loro stesso banco. Ai miei compagni delle elementari, invece, ho detto che non sono più intelligente di loro, sono soltanto diverso. E che ho bisogno di fare questo progetto». È il primo bambino in Italia che a poco più di 10 anni ha intrapreso un percorso in un istituto superiore: «L’anno prossimo, attraverso un piano didattico personalizzato – spiega la mamma -, pur frequentando le scuole medie, Giulio avrà la possibilità di seguire parallelamente le ore di algebra previste nel biennio della scuola superiore. Dopo la terza media, potrà accedere direttamente al terzo anno dell’istituto Medi». Così scorre la vita di Giulio, tra sistemi operativi e cavi elettrici. Mai separato, però, dall’amore dei suoi genitori: papà Amedeo, 44 anni, e mamma Michela, 39. I quali, insieme ad Annamaria Manni, terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, hanno seguito l’undicenne in ogni suo passo. In particolare da quando, nel 2018, è arrivata la prima valutazione. «Con la diagnosi – continua – Giulio ha finalmente dato un nome al suo modo di essere. Non ha mai chiesto giocattoli, neanche a Babbo Natale. A tre anni comprò, insieme a suo nonno, un pannello solare. Eravamo esterrefatti quando seppe alimentarlo da solo. A quattro, invece, lo vidi per la prima volta leggere le etichette nei supermercati. E a cinque cambiava i sistemi operativi. Ma non era un bambino sereno: a sei ha chiesto aiuto. Così, con il supporto della dottoressa Manni, ma anche degli insegnanti, a piccoli passi ha imparato a stare con gli altri. E adesso è un undicenne che gioca a basket e suona la batteria». Continuando a camminare tra i più grandi, tra lezioni e corsi specifici sull’intelligenza artificiale, Giulio sogna di diventare un ingegnere informatico o un programmatore. E, da adulto, di aprire un’azienda tutta sua. Per adesso, si gode il suo compleanno e la sua vita da undicenne, a un passo dall’adolescenza. «Come Giulio ci sono tanti ragazzi plusdotati – conclude la mamma -. A loro vogliamo lanciare un messaggio – sottolinea – e dire che ci sono tante strade, come quella che il nostro bambino sta percorrendo. La società e la scuola hanno gli strumenti per rispondere alle loro esigenze». corriere.it