Veroli, il prof. Bussagli nel progetto di rilevante importanza dell’Università di Ferrara

di Marco Bussagli

In questo ultimo scorcio di primavera e di estate, mi sono capitati una serie di fatti che non mi sarei aspettato, ma che mi hanno suscitato una certa soddisfazione. Certo, le premesse c’erano tutte, ma poi ci si dimentica – o, almeno io mi dimentico – del lavoro svolto in precedenza, sicché quando arrivano i vari risultati, c’è sempre un senso di sorpresa. Così, mi parve un dono che alla fine di maggio, Sky Art abbia trasmesso la mia intervista sul grande incisore olandese Maurits Cornelis Escher e il suo amore per la Sicilia. In realtà, al tema avevo dedicato addirittura una mostra, nel 2017 (https://www.artribune.com/arti-visive/arte-moderna/2017/03/mostra-e scher-catania-sicilia-intervista-marco-bussagli/) e il noto canale televisivo tematicoha voluto riprenderne i contenuti nella serie dedicata al Grand Tour. Pochi giorni fa, Carlo Alberto Bucci, firma riverita di Repubblica,mi ha sorpreso segnalando l’uscita per sabato 15 luglio di una mia monografia intitolata Piero della Francesca, la forma pura e il gesto (che, però, riprende un mio studio del 1992, poi aggiornato nel 2017 e stampato in varie lingue), allegata al quotidiano romano. A tutto questo si è aggiunta la notizia della vincita di due PRIN, uno con l’Università di Ferrara e l’altro con l’Accademia di Belle Arti di Roma che, in questo modo, si pone come l’unica istituzione del comparto AFAM (ossia Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica) ad aver vinto il prestigioso finanziamento. I PRIN (acronimo che vuol dire Progetti di Rilevante Importanza Nazionale), infatti, sono banditi dal Ministero della Ricerca e dell’Università così da sostenere percorsi di ricerca che troverebbero poco spazio in una logica di puro profitto. Quello di Roma, nel quale ho il ruolo di unità di ricerca, è guidato dalla collega Vita Segreto, specialista del disegno rinascimentale, che qui indagherà l’arte di Federico Zuccari, il grande pittore marchigiano del quale studierò le sue competenze anatomiche. L’altro, quello dell’Università di Ferrara, dove ho il medesimo ruolo, invece, è dedicato a Il ritorno alla pittura e la persistenza dell’immagine. La Nuova Maniera Italiana, un movimento teorizzato negli anni Ottanta del XX secolo dal critico Giuseppe Gatt di cui mi sono occupato sia come studioso, sia come pittore, giacché l’ho vissuto insieme a tutti i protagonisti dell’epoca, da Antonella Cappuccio a Bruno d’Arcevia, da Antonio d’Acchille ad Alberto Abate, nell’ambito del perimetro di quella che a tutt’oggi viene definita Pittura Colta (https://it.wikipedia.org/wiki/ Pittura_colta). A cosa mira questa breve riflessione? Prima di tutto, a dire che il lavoro paga… sempre. Così, dovrebbe essere anche in politica, dove – però – non sempre vince la meritocrazia. Certo, i due ambiti non sono del tutto paragonabili perché la politica avrebbe bisogno di una marcia in più, ossia di quella sapientia cordis (la «sapienza del cuore») grazie alla quale si è in grado di “sentire” le esigenze della gente. Già, la gente… meglio parlare di persone, però; quelle per cui vale la pena impegnarsi per migliorare la società che, di fatto, sono loro stesse a comporre, insieme a noi stessi. Naturalmente, la sapientia cordis è una dote che non si trova sui libri, è quella umanità senza la quale ogni azione rimane vuota. Tuttavia, il rigore e l’impegno che deriva dal rigore dell’esercizio della cultura, di sicuro, aiuta.