Candidata alle europee, Carola Rackete in lista con il partito di sinistra Die Linke
«Amici, corro per il Parlamento europeo! Non ve l’aspettavate? Allora indovinate con chi… con la Linke!». Si rifà viva Carola Rackete, la «capitana», che, con un colpo di timone, sfidò il Viminale sbarcando 42 migranti a Lampedusa. Smessi i panni dell’operatrice umanitaria, indossati quell’attivista ambientale, ora Rackete, classe 1988, guarda alle istituzioni e si candida per le Europee del 2024. «Ciò che accade a Bruxelles può sembrare molto lontano dalla vita quotidiana di Catania, Cracovia o Rovaniemi, ma le decisioni che vengono prese dalle istituzioni europee riguardano non solo le persone in Europa, ma anche ben oltre», ha scandito ieri dando l’annuncio. Tra le varie motivazioni che l’hanno spinta a scendere in campo, la gestione dei flussi migratori. Quasi un passaggio obbligato, data la familiarità con il tema dell’ex comandante di Sea Watch, divenuta nota in Italia nel 2019 per lo scontro con l’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini e per essere stata arrestata per tre giorni. Fu allora che intorno alla figura della «capitana» con i rasta si scatenò un dibattito furente che vide proprio Salvini fare di Rackete il volto delle ong straniere, colpevoli a suo dire di portare migranti in Italia, nonostante la giudice per le indagini preliminari non avesse convalidato il fermo. E se il contenzioso tra i due andò avanti anche dopo i fatti di Lampedusa (il Senato ha negato a fine giugno l’autorizzazione a procedere per diffamazione nei confronti di Salvini che definì Rackete «sbruffoncella che fa politica sulla pelle di qualche decina di migranti», «ricca tedesca fuorilegge») non colpisce che oggi sia proprio il ministro a commentare la candidatura della «capitana». «Dallo speronare motovedette italiane della Guardia di Finanza alla candidatura per Bruxelles con la sinistra tedesca, è un attimo. Auguri, viva la democrazia!”», twittava ieri Salvini. La sorpresa, d’altro canto, non c’è nemmeno a leggere nel comunicato che annuncia la candidatura di Rackete dell’impegno programmatico per l’ambiente. Oltre Lampedusa e Sea Watch, la neocandidata è da tempo schierata sul fronte ecologista e fa parte di quella generazione che non può discernere l’impegno politico da quello per la preservazione dell’ecosistema. Dopo la laurea nel 2011 ha lavorato su una rompighiaccio impegnata nella ricerca scientifica nell’Artico. Poi l’attivismo con Greenpeace e altri arresti nel 2019 per aver partecipato a manifestazioni ambientaliste. E non è nemmeno particolarmente inaspettata la scelta della lista, nella quale Rackete sarà al secondo posto come indipendente dopo Martin Schirdewan, attuale copresidente della Sinistra al Parlamento europeo. La Linke, dopo la debacle elettorale del 2021 in patria che l’ha vista scendere dal 9 per cento al 5 perdendo due milioni di voti, ha bisogno di nuovi volti per riprendersi il consenso dei giovani, come spiega la stessa candidata. «In Germania, manca una rappresentanza istituzionale del movimento. Penso che il Partito della Sinistra tedesca possa colmare questa lacuna, poiché sta uscendo da una crisi interna ed è in procinto di riposizionarsi come un partito di giustizia progressista che unisce gli interessi degli oppressi». Parola di ex «capitana». corriere.it