Sgarbi ciociaro vero, altri si vergognano della Ciociaria e dei costumi ciociari

di Michele Santulli

Anche  se storicamente  rintracciabile e identificabile, vogliamo ignorare cause e ragioni per cui il termine  ‘ciociaro’ fino ad oggi è sinonimo di sporco, cafone, rozzo, ignorante, ecc.  una realtà  totalmente assurda e banale che ha degradato e marchiato per oltre due secoli tutta una comunità nella totale indifferenza e insensibilità di chi avrebbe avuto l’obbligo di intervenire e di correggere, realtà pertanto ancora in essere, notoriamente. Di conseguenza anche la terra originaria  di questa umanità, il Lazio antico, la cosiddetta Campania o Campagna di Roma cioè  le province mussoliniane di FR, di LT e della parte meridionale della provincia di Roma, è anche essa azzerata e ignorata:  eppure  questa regione ai piedi di Roma, in realtà la madre di Roma,  è la regione più antica e più ricca di avvenimenti storici e leggendari,  la terra degli antichi Ernici, dei Volsci, degli Aurunci, dei Sanniti,  prima ancora di Saturno e dei Pelasgi, di Ulisse, di Enea, oggi da scarsi due secoli identificata col termine, in verità “sentimentale e spirituale”, di ‘Ciociaria’, geograficamente e amministrativamente   cancellata dal 1927 circa. Si è pervenuti alla costatazione incredibile che mai in Italia  si sente citare questa antica regione storica, se non di solito, in contesti negativi: non di rado perfino i grandi giornali quando debbono localizzare, per esempio, Sora o Fiuggi, normalmente scrivono: in ‘Abruzzi’ peraltro al plurale. Non voglio redigere le molte pagine necessarie per contenere, invece, i soli nomi di ciociari che hanno fatto la Storia:  chi ha piacere ad approfondire  consulti con fiducia il sito inciociaria.org oppure il libro: “Orgoglio Ciociaro, Ciociaria Pride”. E oggi grazie alla presenza sensibile e perspicace del sottosegretario alla cultura On.Vittorio Sgarbi  si è arrivati finalmente alla resipiscenza, allo Stato Italiano che si riappropria di un capitolo primario della sua Storia, quello sulla iconografia del costume ciociaro,  ad oggi anche esso completamente ignorato e accantonato.  Nel visionare una collezione di opere di artisti europei su personaggi e scene e vedute ciociari, l’Onorevole Sgarbi oltre alla presa d’atto  di quanto si scrive e dice su tale iconografia e del suo successo mondiale, ha notato un quadruccio a tempera di un artista francese che illustrava il ritratto in grandezza naturale di un brigante della terra, assieme ad Itri, per antonomasia dei briganti e cioè Sonnino, paesino sui Monti Ausoni, a un tiro di schioppo da Terracina e dal confine borbonico; l’artista autore, oltre al paese di origine e la data 1827, ha tramandato anche il nome del brigante, De Cesaris, in verità uno degli ultimi rimasti in vita, dopo lo sterminio  del brigantaggio da parte delle gendarmerie borboniche e papaline in occasione del Giubileo  del 1825. Tale in verità splendida immagine  ispirò all’On. Sgarbi la felice iniziativa, cioè vestirsi da brigante di Sonnino in onore del costume ciociaro! E così è avvenuto, con ampi riconoscimenti  anche in tutta Italia, Sgarbi vestito da brigante ciociaro! L’On.Sgarbi grazie al suo charme personale, a una presa di coscienza consapevole, alla convinzione di una iniziativa di grande valore promozionale ed educativo,  ha saputo dare luce e promuovere al meglio sia la propria apparizione negli abiti del brigante De Cesaris e sia  al costume ciociaro indossato.  Ed è incredibile dover costatare che laddove i Tirolesi, i Bavaresi, gli Scozzesi, ecc. onorano in ogni momento della loro esistenza personale e civile il loro costume tradizionale, i ciociari al contrario si vergognano, parrebbe, di indossare il loro in tali circostanze, pur essendo notoriamente il più conosciuto e il più documentato.  E i più riprovevoli a dir poco, i più incolti e insensibili, sono quelli che occupano i primi posti nella società civile e cioè i cosiddetti politici della zona.  Ecco perché dunque la iniziativa dell’On.Sgarbi è pari ad una vera rivoluzione, perché è la prima volta che lo Stato in persona riconosce e onora pubblicamente e intelligentemente il costume ciociaro, facendosi anche portatore  di una inversione di tendenza e di un  nuovo corso della vicenda, non esclusi.