Fatta a pezzi e messa in congelatore, ok dei giudici al reinserimento nella società del killer
Massacrata, sgozzata, fatta a pezzi, gettata da un burrone dopo averne nascosto per tre mesi i poveri resti in un freezer ordinato online. Venerdì scorso, in aula, l’assassino reo confesso di Carol Maltesi ha dichiarato di «provare un gran bisogno di riparare alla mia condotta», chiedendo alla Corte d’Assise di Busto Arsizio di «permettermi di fare qualsiasi cosa, di seguire programmi e percorsi, qualsiasi cosa — sono state le parole di Davide Fontana — sia possibile fare verso i parenti di Carol e anche verso altre associazioni». L’11 gennaio 2022 il bancario di Rescaldina, nel Legnanese, tolse crudelmente la vita alla 26enne vicina di casa che dopo avergli rubato il cuore lo stava «scaricando» per trasferirsi dal figlioletto di 6 anni a Verona: adesso, poco più di un anno e mezzo dopo il barbaro femminicidio, i giudici dicono «sì» all’iter di progressivo reinserimento nella società per l’omicida, ammettendo il 44enne milanese al «programma di giustizia riparativa». Si tratta di un istituto di recente introduzione, entrato in vigore con la riforma Cartabia: non incide sulla vicenda penale e non è alternativo alla detenzione in carcere, ma «consiste nella ricostruzione del legame spezzato tra vittima, reo e comunità». È il primo caso in Italia, dopo che la settimana scorsa è stata respinta a Bolzano la stessa richiesta avanzata da Benno Neumair, condannato all’ergastolo dopo aver ucciso i genitori, per accedere a un programma di giustizia riparativa da compiere insieme alla sorella e alle zie. Nonostante l’efferatezza del delitto di Carol, Fontana potrà invece accedere alla giustizia riparativa: ed è subito polemica per una «decisione che lascia attoniti — reagiscono familiari e associazioni contro la violenza sulle donna — aprendo nuove ferite e generando altro dolore». Dall’Olanda Fabio Maltesi, papà della vittima, reagisce «allibito e incredulo» nell’apprendere la notizia dalla legale di parte civile Manuela Scalia; mentre da Verona Marco B., ex compagno di Carol e papà del loro figlioletto di 7 anni, ribadisce attraverso le avvocate Veronica Villani e Annamaria Rago che «tra noi e l’imputato non ci sarà mai alcun incontro, impossibile perdonarlo dopo tale e tanta crudeltà». corriere.it