Ferragni, la Guardia di Finanza acquisisce gli atti una frase del video sotto la lente
La Guardia di Finanza di Milano sta raccogliendo gli atti sulle due operazioni pubblicitarie e di beneficienza su delega di Fusco, che guida il dipartimento che si occupa anche delle frodi in commercio. Al momento, però, non si tratta ancora di una formale acquisizione di atti conseguente ad un provvedimento emesso dal pm (che potrebbe arrivare nei prossimi giorni), ma solo di una raccolta di documentazione da fonti aperte, come è il provvedimento emesso il 14 dicembre scorso dall’Antitrust dopo gli esposti di Codacons e Assourt. Non solo l’atto di per sé, perché agli investigatori interessano anche tutti i documenti che sono stati raccolti dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato per arrivare alla decisione in modo da delineare già nei prossimi giorni un’ipotesi di reato e spostare il fascicolo dal «modello 45», quello in cui vengono inseriti atti che non costituiscono reato e non ci sono indagati, al modello 21, il contenitore dove vanno iscritte, al contrario, le persone indagate e i fatti che invece lasciano ipotizzare che siano stati commessi dei reati. Al momento, l’unica ipotesi che emerge è quella di una frode in commercio. Una delle domande alle quali dovranno dare una risposta le indagini è qual è stato il ruolo dell’influencer da 30 milioni di follower su Istagram (che sono calati di alcune decine di migliaia dopo lo scoppio delle polemiche). Se cioè Chiara Ferragni sia stata solo il testimonial delle due campagne o se abbia avuto un ruolo «operativo» nella decisione di come costruirle e di come veicolare il suo messaggio. Le indagini, infatti, puntano anche ad una frase che Chiara Ferragni ha pronunciato nel suo video di scuse postato sui social. «Mi sono resa conto di aver commesso un errore di comunicazione» di cui «farò tesoro in futuro separando completamente qualsiasi attività di beneficenza» da quelle «commerciali» ha detto con la voce rotta dall’emozione e vestita con una apparentemente dimessa, quasi francescana tuta grigia (del prezzo di 600 euro, poi andata subito sold out) che doveva esaltare il suo pentimento. Se ha detto «separando», vuol dire che fa sia la comunicazione per beneficienza che il commercio, ragionano gli inquirenti. Se è così, allora non si potrà evitare di valutare una sua responsabilità in un ipotetico reato di frode in commercio. Le Fiamme Gialle dovranno anche identificare tutti coloro che, oltre alla Ferragni, hanno avuto un ruolo nell’operazione Balocco e in quella simile delle uova pasquali di Dolci Preziosi di Corato (Bari). Per fare chiarezza, la Ferragni e gli altri potrebbero essere presto invitati a comparire in Procura per essere ascoltati. L’Antitrust ha sanzionato la Balocco di Fossano spa (Cuneo) per 420 mila euro e contemporaneamente per oltre un milione le due società che fanno capo a Chiara Ferragni, Fenice srl e Tbs crew srl, perché hanno pubblicizzato il pandoro «Pink Christmas» sponsorizzato da Ferragni hanno fatto immaginare ai consumatori che, comprandolo ad un prezzo triplo di quello di mercato, avrebbero contribuito ad una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino che, in realtà, era già stata fatta mesi prima dalla Balocco per 50 mila euro. Una operazione che era stata sostenuta dall’influencer (che ha fatto ricorso) anche sui social facendo «intendere» che «partecipava direttamente alla donazione». Per quanto riguarda le uova, Cerealitalia, che è la proprietaria di Dolci Preziosi, ha affermato che Chiara Ferragni ha percepito 500 mila euro nel 2021 e altri 700 mila nel 2022 a fronte di una donazione dell’azienda di 36 mila all’associazione «I bambini delle Fate». C’è da stabilire anche quale procura sia competente a condurre le indagini. Milano è stata la prima ad aprire un fascicolo delle 104 alle quali Codacons ha presentato lo stesso esposto e a Milano si svolge l’attività della Ferragni. Intanto anche la procura di Prato ha aperto un fascicolo a modello 45 su decisone della procuratrice facente funzione Laura Canovai. corriere.it