Troisi e la Befana delle Ferrovie, esilarante sketch dell’indimenticabile attore napoletano
Il padre di Massimo Troisi era capotreno. Proprio al lavoro del padre si deve uno dei primissimi sketch di Troisi. Come ogni 6 gennaio partecipava con la famiglia alla festa della Befana delle Ferrovie, dedicata ai figli dei dipendenti di FS. Puntualmente riceveva in regalo un trenino elettrico. Così il futuro artista scrisse una lettera alla vecchietta dalle scarpe rotte chiedendole questa volta di avere in dono una pistola, per giocare con gli amici ai cowboys. Speranza disattesa per l’ennesimo trenino. Così davanti ai familiari il piccolo Massimo esclamò: «Ma chest è scema proprio? Chest s’è rimbambita!». Una scenetta che ripeté anche negli anni a venire, come in questo filmato del 1985, ospite a Domenica In con un divertito Pippo Baudo.
Il legame con il treno compare anche nel capolavoro “Non ci resta che piangere”, interpretato e diretto con Roberto Benigni. Nel finale del film del 1984 i due amici, Mario e Saverio, smarriti nel paesino di Frittole, nell’anno 1492 “quasi millecinquecento”, incontrano Leonardo da Vinci. Al genio fiorentino i due provano a suggerire alcune “invenzioni”, di uso comune nella modernità da cui provengono. Tra il termometro e il settebello, propongono a un perplesso Leonardo anche il treno. Scena indimenticabile.
Un’altra celebre battuta di Troisi con richiami all’universo ferroviario è in “Le vie del Signore sono finite” del 1987, con cui si aggiudicò il Nastro d’argento per la miglior sceneggiatura. Nel film, ambientato nel periodo del Ventennio, Massimo interpreta Camillo, un barbiere dell’immaginario paese di Acquasalubre, che vive sulla sedia a rotelle per una malattia psicosomatica. In una discussione al tavolino di un bar sulla puntualità dei treni il protagonista ironizza su Mussolini: «per far arrivare i treni in orario, se vogliamo, mica c’era bisogno di farlo capo del governo, bastava farlo capostazione».
Redazione Digital