Tumore ai polmoni, nuovo farmaco fa «sparire» metastasi e ferma progressione malattia
È disponibile anche in Italia una nuova terapia che riesce a bloccare, anche per diversi anni, la progressione di una neoplasia ai polmoni in pazienti che già presentano metastasi cerebrali: l’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha infatti concesso la rimborsabilità a lorlatinib per i malati con tumore non a piccole cellule in stadio avanzato di tipo ALK positivo. Il nuovo farmaco non è destinato a tutte le persone con un carcinoma polmonare, ma a una «ristretta cerchia» che ha però caratteristiche molto particolari: «Primo, i pazienti con tumori ALK positivi sono mediamente giovani, per lo più sotto i 50 anni — dice Silvia Novello, professore ordinario di Oncologia medica all’Università degli Studi di Torino e presidente di WALCE Onlus —; secondo, sono in gran parte non tabagisti o ex che hanno smesso da molti anni; terzo, molti hanno metastasi cerebrali già al momento della diagnosi, perché questo sottotipo di neoplasia polmonare è molto aggressivo». Lorlatinib è stato disegnato specificatamente per superare la barriera ematoencefalica e agire quindi a livello cerebrale, ma anche per essere attivo in pazienti precedentemente trattati con altre terapie nei quali, però, la malattia è riuscita a mettere in atto dei meccanismi di resistenza. L’autorizzazione di Aifa è stata, infatti, concessa su due fronti: in prima linea per i malati (adulti) con tumore non a piccole cellule avanzato, con traslocazione di ALK, non trattati in precedenza con altri farmaci della stessa categoria (ovvero gli inibitori di tirosin chinasi) ed era già disponibile in seconda linea (o linee successive) per i malati che hanno già ricevuto cure specifiche alle quali non rispondono più. «Gli esiti dello studio CROWN, sui quali si è basato il via libera di Aifa, indicano che lorlatinib è più efficace delle cure che finora abbiamo considerato standard — spiega Filippo de Marinis, direttore della Divisione di Oncologia toracica dell’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano e presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Toracica (Aiot) —. La sperimentazione ha coinvolto 104 ospedali in 23 Paesi in tutto il mondo, 296 pazienti e i vantaggi ottenuti sono molti: il 72% dei partecipanti ha visto sparire le metastasi cerebrali e un ulteriore 10% ha comunque avuto una risposta intracranica; il 64% dei malati a tre anni dall’inizio di lorlatinib non è andato in progressione (rispetto al 19% di chi assumeva la terapia finora standard); gli effetti collaterali sono ben tollerati (soprattutto rialzo del colesterolo e dei trigliceridi, con aumento di peso) e possono essere gestiti». Il trattamento è in compresse da assumere a casa quotidianamente, il che agevola la buona qualità di vita dei pazienti, che riescono spesso a mantenere la loro «normalità» in ambito familiare, lavorativo e sociale.
Ogni giorno in Italia circa 115 persone scoprono di avere un tumore ai polmoni (per un totale di 44mila nuovi casi registrati nel 2023), che resta un difficile da trattare perché più del 70% dei pazienti arriva alla diagnosi tardi, quando la malattia è già in stadio avanzato e le possibilità di guarire purtroppo sono ridotte. La neoplasia, infatti, non dà segni evidenti della sua presenza agli esordi e quando lo fa è generalmente già progredita in fase metastatica, quando le cose si complicano, le cure sono più complesse e le possibilità di guarigione diminuiscono, anche se oggi sono disponibili diverse terapie innovative che riescono a prolungare in modo significativo la sopravvivenza dei malati. «Dei 44mila nuovi cai annui, soltanto il 5% circa è di tipo ALK positivo e può quindi trarre vantaggio da questo nuovo farmaco — chiarisce Novello —. Oggi, però, sapiamo che non esiste più un solo cancro al polmone, ma ne conosciamo diversi tipi e abbiamo tanti nuovi farmaci mirati contro le singole mutazioni (oltre ad ALK, EGFR, RET e altre ancora) per cui è determinante avere, fin dalla diagnosi, il profilo molecolare di ogni paziente per una medicina sempre più personalizzata. Ovvero per impostare il trattamento più indicato per ciascuna persona, prima o dopo la chirurgia». Così la sopravvivenza dei malati si allunga e cresce anche la speranza di poter guarire, limitando il numero di ricadute, in chi scopre la neoplasia ai primi stadi.
«L’80% dei malati di cancro ai polmoni è o è stato per molti anni un fumatore e i casi sono in aumento fra le italiane, di pari passi con la diffusione del tabacco nel sesso femminile — conclude De Marinis —. Tosse persistente, dolore al petto, raucedine, fiato corto anche per sforzi minimi, catarro con striature di sangue rosso vivo sono tutti campanelli d’allarme che non vanno mai trascurati». Per la diagnosi precoce del carcinoma polmonare, dal 2022 nel nostro Paese è attivo il programma RISP, gratuito e rivolto a donne e uomini tra i 55 e i 75 anni, forti fumatori attuali oppure ex tabagisti da meno di 15 anni. Se scoprire un carcinoma in fase iniziale può salvare la vita (più piccolo è il nodulo più mininvasiva e radicale può essere la chirurgia, con elevate possibilità di guarigione definitiva), altrettanto decisivo è fornire un sostegno per aiutare i tabagisti a smettere: pochissimi sono gli italiani che ricorrono ai farmaci utili per la disassuefazione e pure quelli che si rivolgono a personale esperto che possa fare un identikit del fumatore e sostenerlo nella sua decisione di dire basta. Ma le statistiche indicano che se si chiede aiuto le probabilità di farcela aumentano.