Frosinone, ipotesi forno crematorio nella città più inquinata d’Italia “Non serve un altro inceneritore”
La dr.ssa Teresa Petricca, membro della commissione ambiente del Comune di Frosinone, ha fatto mettere a verbale quanto segue.
“Il Consiglio di Stato in data 03/01/2022, con sentenza n.14, stabilisce che: “I forni crematori sono industrie insalubri di 1° classe” similmente agli inceneritori di rifiuti. Non esistono, né sono descritti nella letteratura scientifica internazionale, forni crematori, o meglio, inceneritori esenti da emissioni, seppur in adozione di tutte le migliori possibili bat (tecniche operative finalizzate alla riduzione dei livelli emissivi degli impatti considerate maggiormente efficienti, sostenibili ed avanzate). incontrovertibile pertanto fino ad oggi la capacità emissiva dei forni crematori.
Per emissioni mi riferisco a sostanze tossiche quali: particolato fine ed ultrafine (pm10 e pm2,5); monossido di carbonio (co); ossidi di azoto e zolfo (nox, so2); composti organici volatili (cov); composti inorganici del cloro e del fluoro (hcl, hf); metalli pesanti; mercurio; zinco; diossine e furani (pcdd/pcdf) e idrocarburi policilici aromatici (ipa).
Contestualizzando la sede di insediamento di un inceneritore nel cimitero della città di frosinone, considerate le note e certificate condizioni della qualità dell’aria presente (peggior cittaà capoluogo d’Italia per superamenti ammessi per le pm10 nell’anno 2023) l’ ipotesi di un forno crematorio, può iniziare in lontananza ad essere considerata, solo nel caso si riesca a reperire, a livello mondiale, un inceneritore ad emissioni zero. Cosa in attuale, ripeto, ancora non descritta. qualora questa amministrazione rinvenisse un inceneritore a zero emissioni, andrebbero considerate altre evenienze fondamentali per l’ipotetica realizzazione.
Necessaria l’assenza completa di abitazioni, entro i duecento metri dall’impianto crematorio. la norma del rispetto della distanza dell’inceneritore dalle abitazioni è chiara, perentoria ed inequivocabile, non certo per salvaguadia dei manufatti in cemento, dei laterizi e quant’altri materiali tipici delle costruzioni, ma per la salute di coloro che, inevitabilmente e incontestabilmente, abitano tali case siano esse ufficializzate o non regolarizzate.
Se mai questa amministrazione dovesse realizzare una fascia di salvaguardia di 200 metri dall’inceneritore, abolendo le abitazioni per la realizzazione del forno crematorio, anche in presenza della fascia di rispetto, andrà considerato l’incremento del traffico veicolare, con il relativo aumento delle emissioni in atmosfera da parte dei carri funebri necessari per l’andirivieni delle salme da territori esterni alla città.
A riguardo delle emissioni di polveri sottili quali pm10 e pm 2,5 significo che dalla letteratura scientifica e’ ormai acclarato e comunemente accettato, quale dato di realtà, come ad ogni aumento di concentrazione del particolato corrisponda un aumento previsto del numero di morti oltre l’atteso, nonché dell’incidenza di malattie relate all’inquinamento.
Ampiamente documentato che gli effetti sanitari del particolato aumentino in misura proporzionale alla sua concentrazione atmosferica, anche per variazioni minime. inoltre, non esiste una soglia minima sotto la quale il particolato sia innocuo per la salute umana e qualunque concentrazione atmosferica addizionale rispetto alla situazione “ante operam”, può avere effetti a breve e lungo termine sulla salute.
Il particolato costituisce, inoltre, un rischio crescente per la salute in misura inversamente proporzionale al diametro delle particelle e i forni, in analogia con altri impianti in cui si raggiungono temperature elevatissime, emettono proprio le frazioni di particolato con granulometria più fine (particolato ultrafine), le più pericolose.
Ritengo, pertanto, che ogni atto decisionale in questa materia debba tener in debito conto di questi aspetti, prima perché le responsabilità ricadono in generale su tutti gli amministratori, ma in particolare ricadono sul sindaco quale primo responsabile della salute di tutti i cittadini. tali attenzioni dovranno essere ancora piu’ puntuali e pressanti, considerato il rischio di “class action” risarcitoria a cui si è esposti per i pluriennali sforamenti da pm10 e che decisioni improvvide, principalmente di ordine economico, potrebbero aggravare.
Stante quanto sopra affermato, risulta perfettamente inutile qualsiasi richiesta di valutazione di ordine tecnico vista l’incontestabilità dell’inesistenza di un forno ad emissione zero e di una città ad alta pressione ambientale. né è ammissibile un impegno di spesa per conoscere il già ampiamente noto. Riguardo la tesi di danno erariale per mancato recupero di opere in disuso ed abbandonate da decenni, ritengo che tra un improbabile rischio amministrativo, facilmente disinnescabile e le evidenze scientifiche di morti e malattie certe, la scelta debba essere la vita e la salute”.
La dr.ssa Petricca ha chiesto poi che il sindaco Mastrangeli, in qualità di presidente della conferenza dei sindaci, attivi, nell’immediato, le istituzioni responsabili all’ottenimento di un piano epidemiologico provinciale, con attenzionamento in particolare ed in primis, per i comuni di Frosinone e San Vittore.
Redazione Frosinone