Violenta 3 colleghe in ospedale, medico nei guai “Mi leccava il collo”

Apprezzamenti a sfondo sessuale. Palpeggiamenti. E tentativi di baciare tre dottoresse dell’ospedale San Filippo Neri. Sono loro le vittime degli abusi da parte dell’anestesista Gabriele De Simone, 64 anni: il Tribunale ha condannato il medico a cinque anni e sei mesi di reclusione. L’accusa: violenza sessuale su due colleghe di lavoro. Molestie ai danni di una terza. Reati aggravati dalla circostanza di averli commessi con l’abuso di relazioni d’ufficio, essendo De Simone un superiore delle tre donne. 
In un caso la violenza sarebbe stata commessa su una delle vittime poco prima di compiere un intervento chirurgico. L’anestesista è stato invece assolto dall’accusa di stalking. La sentenza accoglie in sostanza la ricostruzione del pm Antonio Calaresu, che aveva chiesto la condanna dell’anestesista a sei anni di carcere. L’imputato, in aula, ieri si è difeso sostenendo di essere ricorso a un linguaggio utilizzato spesso in circostanze legate al lavoro. La Procura ha sottolineato come l’inchiesta sia iniziata per segnalazioni provenienti dal personale dell’ospedale nei pressi della via Trionfale.
Le vittime – assistite dagli avvocati Loredana Vivolo e Maria Cristina Cerrato – hanno poi confermato il contenuto dei rapporti interni davanti agli inquirenti. Le tre donne finite secondo l’accusa nel mirino dell’anestesista avrebbero evitato la denuncia per il timore di ritorsioni. Tra le parti civili, anche la Asl Roma 1. Le violenze risalgono al biennio tra il 2017 e il 2018. Il primo abuso, secondo la procura, risale al 16 giugno di sette anni fa. Una delle due vittime, 50 anni, si trova in una stanza ed è sola quando all’improvviso irrompe l’imputato. De Simone, secondo l’accusa, è fulmineo nei gesti, così da cogliere di sorpresa la donna. Che infatti non riesce a difendersi, mentre l’anestesista la palpeggia nelle parti intime e tenta anche di baciarla. Lei in qualche modo lo respinge. Racconterà quanto le è successo a un collega, ma la paura di ritorsione la spinge a non presentare denuncia. Non ci sono solo le violenze a mettere l’anestesista nel mirino dell’accusa. De Simone ha un frasario non solo volgare, ma anche penalmente rilevante. Una collega viene apostrofata dal medico come frasi oscene senza che lei, per il pm, gli abbia mai dato il consenso a identificarla con parole, non solo maleducate, ma pure violente quando vengono riferite alla sfera intima di una persona. Per di più, quel linguaggio l’anestetista l’avrebbe utilizzato per buona parte del 2017 nei confronti della medesima collega.
Infine c’è la terza vittima, secondo l’accusa: è il 27 marzo del 2018, quando De Simone si trova in sala operatoria, dove sta per svolgersi un intervento chirurgico. L’imputato si accosta a una delle donne dell’equipe sanitaria e, all’improvviso, le lecca il collo. La vittima rimane impietrita, scioccata. Non solo quel giorno, ma in generale. Non sa come reagire. Alla fine, non sopportando più la vicinanza del medico, cambia reparto. Tuttavia in questo caso il Tribunale ha ritenuto che il cambiamento non sia conseguenza di atti persecutori, essendo stato assolto De Simone da questo capo d’imputazione. corriere.it