Picchiata per mesi fino a svenire, lei si scatta foto come prova arrestato il compagno medico
A ogni schiaffo, pugno, calcio che riceveva scattava un selfie. Altre volte, quando i segni erano dietro la schiena trovava la forza di mettersi in posa davanti allo specchio e poi scattava. Le foto le trasferiva sul computer e in un dvd.
Raccoglieva prove delle violenze, poi cancellava le tracce dal cellulare. Quasi duecento foto dell’orrore: lividi, sangue, graffi, tumefazioni. In ogni parte del viso, in petto, sulla pancia, dietro la schiena, lungo le gambe, sulle cicatrici che le hanno segnato il corso della vita per oltre dieci operazioni per asportare tumori.
L’inferno in terra di Sara (nome di fantasia), 33 anni, insegnante di Napoli, è finito due sere fa quando ha trovato la forza di denunciare il suo ex compagno, Antonio Ferro Del Giudice, 47 anni, medico dell’Asl di Napoli, già gravato da precedenti specifici. L’accusa è di maltrattamenti in famiglia e atti persecutori, ma quelle foto potrebbero aggravare le contestazioni del pubblico ministero Giulio Vanacore. «Mercoledì sera siamo usciti, quando mi ha riaccompagnata a casa mi ha chiesto se volessi ritornare con lui, ma gli ho detto di no. Allora mi ha sferrato il primo schiaffo in pieno viso. Poi ha fermato l’auto più volte lungo il tragitto e ogni volta mi ha aggredita sempre con più ferocia».
Insulti, minacce e botte. Chilometri interminabili fino a quando sono arrivati davanti l’abitazione della mamma di Sara. Si era rifugiata lì da novembre del 2023, dopo sedici mesi di aggressioni. Finalmente poteva sentirsi al sicuro. Anche se dolorante, anche se con il viso tumefatto, ma era riuscita a uscire dall’auto, salire in casa e chiudersi dentro. Ma lui non ha mollato, voleva che scendesse, che passasse la notte con lui, fino a che non gli ha aperto la porta «per evitare che la situazione degenerasse».
Appena dentro casa «ha iniziato a picchiarmi forte fino a farmi perdere i sensi». Presente alla scena la madre che ha tentato di difenderla, di strapparla dalle grinfie di quell’uomo grosso, robusto. E anche lei è stata minacciata di morte e presa a schiaffi. Era passata la mezzanotte e qualcuno dei vicini, allarmato dalle urla, ha chiamato il 112. I carabinieri della stazione di Capodimonte erano lì in pochi minuti. Quando sono riusciti a entrare in casa l’uomo era ancora a urlare cercando di sferrare pugni e schiaffi.
È stato arrestato in flagranza mentre Sara soccorsa e portata in pronto soccorso: quaranta giorni di prognosi. Quando però i medici l’hanno spogliata hanno trovato un corpo martoriato. C’erano lividi ovunque, segni di percosse datate nel tempo. Quella donna alta, magra, con gli occhi scavati dalla sofferenza era fragile sia nel corpo che nell’anima e aveva una storia tremenda da raccontare. Così, passo dopo passo, il Comandante della stazione, come un padre, l’ha convinta a raccontare tutto.Aveva conosciuto Antonio nel 2022. Quasi subito avevano deciso di andare a vivere assieme. Ma pochi mesi dopo, la violenza è subito salita a galla e nel giugno del 2023 è arrivata la prima denuncia per maltrattamenti. «Poi l’ho ritirata perché sono stata convinta da lui e dalla sua famiglia che avremmo intrapreso un percorso di coppia». Ad agosto, punto e d’accapo. Antonio picchiava Sara durante una vacanza in famiglia, alla presenza del papà di lui (come raccontato in sede di denuncia). Sono comunque stati assieme fino a novembre poi è tornata a casa dalla mamma. Antonio non ha mai mollato fino all’arresto di mercoledì. Sara non ha mai smesso di raccogliere prove: anche durante l’ultima violenza ha avuto la forza di filmare la scena. Pochi secondi ma chiari, inequivocabili. Urla, parole incomprensibili. Poi il tonfo forte degli schiaffi: un rumore inconfondibile. corriere.it