Veroli, messaggio WhatsApp inviato a Ruspandini ma ancora deve rispondere
di Marco Bussagli
Per come stavano andando i fatti mi sembrava di vedere un film già visto, anche se con situazioni differenti e un panorama politico nazionale e regionale molto diverso. Il che costituiva un’aggravante vera e propria. Quando mi candidai nel 2019 c’era il primo governo Conte, quello che l’arguzia popolare aveva definito “giallo-verde”.
Infatti, sul palco a Veroli, a conclusione della campagna elettorale, insieme a me e a molti candidati di lista, grazie ai buoni auspici dell’allora senatore Gianfranco Rufa, c’era addirittura Matteo Salvini Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Interni. In precedenza, per sostenere il candidato di centrodestra, avevano visitato la nostra città il Ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, nonché quello dell’Istruzione, Università e Ricerca, Marco Bussetti con il quale (stando a pranzo insieme a Palazzo Filonardi) avevo già imbastito un’ipotesi d’intesa per portare a Veroli la Facoltà di Agraria.
Con queste premesse il successo doveva essere assicurato e la vittoria quasi data per scontata. Tanto è vero che mi arrivò alle orecchie la voce secondo cui – questa volta –, il candidato “forte” era quello che sfidava il sindaco uscente e non viceversa. Invece, a voler perdere furono gli stessi di oggi, ossia quelli dell’ambito di Forza Italia che decisero di appoggiare la Sinistra piuttosto che la Destra. Non è una diceria e un parlar male. Era la verità… come oggi. Del resto, lo sanno tutti che buona parte della Maggioranza attuale ha simpatie di Destra. Me lo hanno detto loro chiaro e tondo più volte nel corso della legislatura che ora volge al termine, senza contare che trovai Consiglieri di Maggioranza col berrettino di F.d.I. a Roma al comizio della Meloni a San Giovanni, quello dove gridava “Io sono Giorgia, sono italiana…”. Anzi me lo hanno spiegato con aria di sufficienza: a Veroli la Destra non passa perché sono le civiche che fanno la differenza. Sarà per questo che hanno messo nuovamente in piedi questo teatrino. Non volevo, però, darmi per vinto. Allora mi sono affidato al telefono e ho parlato con tutti quelli che potevo raggiungere cercando di spiegar le mie ragioni. Si può voler perdere per partito preso e affossare la compagine di centrodestra prendendo a prestito uno storico esponente della maggioranza da candidare a sindaco? Ripeto, rispettabilissima persona, gradevole e colto, ma schierato da anni nell’alveo della Sinistra. Una leggera contraddizione, non credete? Allora, come ultima spiaggia, ho scritto un WhatsApp all’onorevole Massimo Ruspandini. Premetto che in questi quattro anni lo avrò sentito quattro volte di cui una mi ha attaccato il telefono in faccia, salvo poi scusarsi. Lo spunto è venuto dopo le recenti elezioni in Sardegna. Facevo l’analogia con Veroli. Sbagliare persona non paga e, in più, si mette a rischio la sopravvivenza stessa del centrodestra verolano, per cui lo invitavo a fare qualcosa: «Dài un segnale di unità!». Risultato? Nessuna risposta, né scritta né vocale, né allora né oggi.