Bloccato con le sneakers in mezzo alla neve, “Soccorso Alpino non è un taxi”

Ennesimo caso di escursionisti recuperati in alta montagna con abbigliamento e calzature totalmente inadeguate per il tipo di percorso utilizzato. Mercoledì, poco prima di mezzogiorno, il Soccorso Alpino di Cortina allertato per uno statunitense bloccato dalla neve sul Lagazuoi, incapace di proseguire da solo. Individuate le coordinate del punto dov’era il 33enne — a quota 2.480 metri sotto Forcella Lagazuoi — una squadra della Guardia di Finanza è salita in funivia per poi scendere a piedi e raggiungerlo. Il turista, che indossava scarpe da ginnastica, è stato riaccompagnato al parcheggio dai soccorritori. Ancora una volta i responsabili del Soccorso Alpino rinnovano l’appello a «indossare calzature adeguate, a scegliere l’abbigliamento giusto e a controllare le condizioni meteorologiche prima di avventurarsi in percorsi difficili e che necessitano di preparazione».
Un appello, questo, ripetuto più volte da un anno a questa parte e che sembra costantemente cadere nel vuoto.
Anche il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, mercoledì ha perso la pazienza. «Il nostro Soccorso Alpino e gli elicotteri gialli della sanità regionale — ha tuonato con una nota — non sono taxi. Chi approccia le cime pensando, con una chiamata, di poter tornare in breve tempo al parcheggio dell’automobile scortato dai soccorritori in divisa, deve valutare conseguenze e responsabilità della propria incoscienza». Zaia ha proseguito: «La stagione estiva anche in montagna è appena iniziata e sono già numerose le segnalazioni d’imprudenza che hanno costretto a intervenire uomini e mezzi del Soccorso Alpino. Nell’ultimo mese oltre 50 gli interventi di uomini e donne del Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, Ndr)».
E ha concluso: «I soccorritori, nei loro rapporti, riferiscono di persone senza la dovuta attrezzatura, con scarpe da ginnastica sui sentieri in quota, senza vestiario adeguato al maltempo. Sottovalutazioni che, in una stagione come questa, rischiano di costare caro: l’approccio alla montagna non avviene con la dovuta attenzione e con una preparazione sufficiente. Rinnovo ancora l’appello alla responsabilità e alla prudenza». Nel Veneto i costi del soccorso e recupero in montagna fanno riferimento a una delibera regionale del 2011 e alle convenzioni stipulate dal 118 regionale con chi poi materialmente opera il soccorso: il Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico, il Soccorso alpino della Guardia di Finanza e anche gli specialisti Saf dei Vigili del fuoco, in qualche caso anche gli alpini. Se il recupero comporta il ricovero in pronto soccorso o in ospedale esso è gratuito perché rientra tipicamente nell’emergenza sanitaria. Ma se ci si fa male nell’ambito di attività ad ‘elevato rischio’, come ad esempio alpinismo, scialpinismo, parapendio o mountain-bike in ambiente impervio, allora al recuperato si chiede di pagare una sorta di ticket: 200 euro più 50 euro per ogni ora aggiuntiva oltre la prima e fino ad un massimo di 500 euro per l’intervento delle squadre a terra, oppure 25 euro al minuto, fino ad un massimo di 500 euro, per l’elisoccorso. Se squadre a piedi ed elicottero intervengono congiuntamente il conto sale fino a 700 euro. Ma nel caso di ‘chiamata immotivata o di mancato ricovero’ – come succede agli escursionisti imprudenti o male equipaggiati che vengono recuperati e poi lasciati incolumi al parcheggio – i costi degli interventi salgono parecchio. Se a intervenire sono le squadre a piedi via terra si può arrivare a pagare fino a 1.500 euro, se invece ad arrivare è l’elicottero giallo il costo al minuto di volo diventa di 90 euro, fino a un tetto massimo di 7.500 euro. corriere.it