S.A.R. Vittorio Emanuele tumulato a Torino, nella Basilica di Superga
Si è conclusa lunedì 1 luglio, a distanza di mesi dal funerale al Duomo di Torino, l’odissea per la tumulazione delle spoglie di «Sua Altezza Reale Vittorio Emanuele, Duca di Savoia e Principe di Napoli oggi tumulato – in forma strettamente privata – all’interno della Cripta Reale della Basilica di Superga in Torino». Ad annunciarlo è stato il figlio, il principe Emanuele Filiberto, Duca di Savoia, Principe di Piemonte e Principe di Venezia che anticipa che sempre a Superga «prossimamente sarà organizzata una celebrazione di suffragio». Emanuele Filiberto ringrazia «le istituzioni che hanno reso possibile il rispetto delle ultime volontà del compianto Principe circa la propria sepoltura secondo la tradizione di Casa Savoia, quanti, in questi mesi, hanno partecipato al dolore e al lutto della Famiglia Reale».La salma di Vittorio Emanuele non è stata però posta dietro l’altare della Sala dei Re, dove si trova il sarcofago di Carlo Alberto. «Sono stato a Superga, sulla bellissima collina di Torino, per una celebrazione di Casa Savoia, è un luogo meraviglioso e si porta appresso la storia del casato. E così come il Pantheon è il luogo deputato ad accogliere le spoglie degli ex re, a Torino riposano i Savoia che non hanno regnato. Dunque anch’io sono destinato lì», aveva confidato al Corriere lo stesso Vittorio di Savoia anni fa. Umberto fu sepolto ad Altacomba, Vittorio Emanuele aveva detto: «Vorrei andare a Superga». «Sì, papà ha sempre voluto che fosse così la sua fine – ci aveva detto da Ginevra il figlio intervistato l’indomani della scomparsa del padre nel febbraio scorso -. Lo ripeteva ed esaudirò questo suo ultimo desiderio». Un principe e un casato intrecciato con le dinastie reali d’Europa. «Sto ricevendo messaggi da tutto il mondo, dai reali di Spagna a quelli del Belgio, di Monaco, anche dall’Iran, dalla famiglia dello Scia di Persia, come da gente comune perché papà era sempre lo stesso, generoso, alla mano con i nobili vicini ai Savoia come con la gente comune», aveva detto Emanuele Filiberto. E al funerale in Duomo sotto un diluvio incessante erano arrivati la regina Sofia di Spagna e principi ed esponenti di molti casati reali. Principi e re per l’addio a un principe, Vittorio Emanuele, che non fu mai re: ma l’omelia non aveva parlato di Corone, regalità. «Non è il momento di parlare di Casa Savoia», aveva detto monsignor Paolo de Nicolò, Gran Priore degli Ordini Dinastici della Real Casa. Piuttosto aveva ricordato come la famiglia Savoia sedesse «davanti alla cappella della Sindone: da questa preziosa reliquia traggano forza fede e ispirazione per perché il loro agire sia sempre rivolto al bene alla solidarietà». Il coro valdostano aveva intonato canti sobri, della tradizione, l’inno sardo aveva accompagnato l’avanzata del feretro sotto lo sguardo della moglie Marina di Savoia, altera e bella come sempre nonostante il peso del dolore e gli 89 anni. Tra i principi al funerale anche a Torino anche Alberto di Monaco che ci aveva detto: «È un momento triste, quando si piange un padre, avrei preferito rivederci in situazioni più lievi ma sono contento di essere qui. In questa giornata vive anche il legame storico tra Monaco e l’Italia». Dentro, fra i banchi degli invitati al funerale reale il grande cuore di rose bianche di Maria Beatrice «Titti» con la figlia Asaea e la piccola Maria José. Stesso nome dell’ultima regina. E il cuscino a croce Savoia disegnata con i petali bianchi e scarlatti mandato da «Ella». È il soprannome di una vita di Maria Gabriella di Savoia che oggi in Duomo non c’è, non per le ruggini col fratello. In Duomo era presente Maria Pia – carattere duro, determinato – arriva svelta nonostante i quasi 90 anni, la decana dei figli dell’ultimo re. corriere.it