Danni al cervello, consumare cannabis aumenta il rischio di psicosi
Che sia fumata a scopo ricreativo, consumata come prodotto medicinale o perfino assunta sotto controllo in studi sperimentali, la cannabis può avere un «effetto collaterale» non da poco sul cervello: secondo una nuova, ampia analisi pubblicata su Nature Mental Health una persona su 200 può andare incontro a un episodio di psicosi a seguito dell’uso di prodotti della cannabis.
Oltre 160 studi e più di 200mila persone sono state analizzate dagli autori per arrivare a un verdetto il più possibile sostanziato da dati solidi: finora nessuna ricerca aveva tentato di mettere assieme i dati, molto eterogenei, dei tanti studi che hanno affrontato l’argomento e che finora avevano indicato tassi di psicosi variabili dall’1 al 70 percento negli utilizzatori dei prodotti della cannabis.
La nuova analisi, su numeri molto ampi che confrontano anche persone e contesti di uso differenti, indica un rischio di episodi di psicosi con paranoia e allucinazioni attorno allo 0.5 per cento per chiunque impieghi cannabis a qualsiasi titolo, anche come uso controllato in studi clinici sperimentali: in altri termini, una persona ogni 200 fra quelle che hanno usato la cannabis va incontro a psicosi, a prescindere da forma del prodotto e modalità di impiego. Ci sono però differenze: gli studi osservazionali, spesso condotti sull’uso ricreativo, riferiscono una probabilità di psicosi del 19-21 per cento; negli studi che hanno valutato l’impiego di cannabis come medicinale, il tasso di psicosi è inferiore ma comunque significativo, pari al 2 per cento. L’indagine non corrobora la correlazione fra la probabilità di psicosi e la presenza di due specifici geni indicati in studi precedenti, ma conferma come alcuni elementi possano aumentare il rischio in maniera consistente.
La probabilità di psicosi per esempio raddoppia con l’impiego ricreativo di prodotti della cannabis potenti, con alte concentrazioni di sostanze psicoattive; il rischio sale anche nelle donne, nei più giovani e in chi ha già problemi psichiatrici come un disturbo bipolare.
Più l’uso è frequente, più cresce il pericolo di psicosi che si manifestino nel lungo periodo e gli autori scrivono che «il rischio di sintomi acuti simil-psicotici dopo essere stati esposti alla cannabis esiste, indipendentemente da come sia stata utilizzata». Un dato che sta allarmando negli Stati Uniti, dove di recente si è richiamato alla necessità di scoraggiare più possibile l’uso dei derivati della cannabis nei giovani, come finora invece non sta accadendo: un’indagine condotta sulle leggi di 19 Stati federali che avevano legalizzato la cannabis per uso medico a ottobre 2022 (ora sono 38, più il District of Columbia) ha sottolineato per esempio che sono pochissimi i divieti in materia di pubblicità, vendita di tipologie di prodotti che possano attirare i giovani (come quelli da «svapo» o da mangiare, molto attraenti proprio per i giovanissimi), vendite online o consegne a domicilio, che favoriscono il consumo da parte degli adolescenti. «Gli sforzi per rendere alcuni farmaci più accessibili e disponibili agli adulti non devono compromettere la salute e il benessere dei più giovani, che oggi stanno già affrontando sfide senza precedenti correlate alla salute mentale e all’abuso di sostanze», ha concluso l’autrice dell’indagine Linda Richter, vicepresidente della Partnership to End Addiction statunitense. corriere.it