È morto Luca Giurato
Volto nazionalpopolare, maglioni dai colori eccentrici, sgargianti quanto la montatura degli occhiali, andamento dinoccolato e asimmetrico, voce inconfondibile, Luca Giurato ha costruito parte della notorietà e della simpatia che suscitava anche grazie alle sue innumerevoli gaffes. Un modo, spontaneo, per entrare nel cuore degli spettatori. Per dire, una volta diede la parola al Presidente dell’associazione sordomuti, un’altra la raccontò lui così: «Conducevo con Roberta Capua. Arriva un ospite con un cane stupendo. Per tutto il tempo ho chiamato l’ospite con il nome del cane». Niente male nemmeno quando se ne uscì con la frase «lo dico con il massimo rispetto per le opinioni di nessuno». E poi i bisticci di parole: «A pra foco, chedo scudo, arnanatica militare». Nella leggenda invece se abbia detto davvero «mi sono cotto il razzo». Luca Giurato se ne è andato all’improvviso, a 84 anni, colpito da un infarto fulminante. «Eravamo a Santa Marinella per goderci l’ultimo scorcio di estate», così le lacrime della moglie Daniela Vergara hanno confermato all’Adnkronos la sua morte. Maturità classica, muove i primi passi nel mondo del giornalismo all’età di 20 anni a Paese Sera. Professionista dal 1965 prosegue la sua carriera alla Stampa, quindi nel 1986 passa alla direzione del GR1, poi arriva alla vicedirezione del Tg1. Il primo vero assaggio di popolarità risale al 1993, a Domenica in con Mara Venier. Ci tornerà di nuovo nel 2010 (con Sonia Grey in uno spazio dedicato a gossip e amori), ma nel frattempo si specializza come conduttore di Unomattina, il contenitore di Rai1 in cui si riaffaccia ciclicamente (1994-1996, 1998-2003, 2005-2008) lavorando con Livia Azzariti, Paola Saluzzi, Antonella Clerici, Roberta Capua, Monica Maggioni, Eleonora Daniele. Quindi vira verso l’opinionismo (L’isola dei famosi, I raccomandati). L’ultima apparizione in tv è invece come concorrente del talent di Canale 5 Let’s Dance. Le sue gaffes erano il core business della Gialappa e di Striscia la Notizia, ma lui non era il tipo che se la prendeva. «Lo dico con orgoglio, a un certo punto sono stato recordman assoluto di tapiri — aveva raccontato quando era già andato in pensione —. Faccio una confessione pubblica: di quando lavoravo, la cosa che mi manca di più sono le prese per i fondelli di Ricci e della sua banda». Era soprattutto a Unomattina che mescolava le sillabe a caso, un po’ come veniva. Lo ricordava divertito: «Per condurre quel programma per dieci anni mi sono alzato alle 5. Se la sera prima facevo tardi il giorno dopo, in trasmissione, le papere erano una certezza. La migliore di tutte fu quando entrai in studio l’8 marzo e augurai un buon 1° maggio a tutte le donne». corriere.it