No vax nei guai, “Curava i figli con acqua magica e moglie in isolamento”
L’unico momento in cui sorride è quando il pm Letizia Aloisio le chiede come sono, ora, i rapporti con i suoi due figli. «Bellissimi», risponde lei. Psicologa, li ha ripresi in casa da un mese dopo che i due ragazzi, di 16 e 13 anni, sono stati in comunità per tre anni per riprendersi da quelli che, secondo l’accusa, sono stati i maltrattamenti psicologici del padre. Sono affidati alla madre, che li rappresenta come parti civili con l’avvocato Francesca Longhi. Il papà ha perso la responsabilità genitoriale e da fine agosto ha il divieto di avvicinamento. Ha 48 anni (niente nome a tutela dei figli) e, con gli avvocati Paola Suglia e Paolo Sorlini, potrà parlare il 15 gennaio. A margine dell’udienza di ieri ha fatto intendere che la sua versione è tutt’altra storia, ma non l’ha voluta dichiarare. Quella raccontata dalla ex moglie è la tribolazione di una mamma che ha avuto i suoi figli contro. Un crescendo dal 2018, con il peggio a partire da marzo 2021 quando si è vaccinata contro il Covid. «Non venivano più a tavola con me, si cucinavano loro da mangiare dicendomi “tu non puoi toccare”, non salivano in auto, se mi sedevo sul divano mi spingevano via con calci e pugni». In quel momento avevano 13 e 10 anni. «Mi dicevano che ero radioattiva». È convinta che glielo avesse inculcato il marito, da cui era separata dal 2017. È anche una specifica imputazione: l’imputato li «persuadeva di non avvicinarsi alla madre per almeno 40 giorni» dopo la vaccinazione. «Diceva “ragazzi uscite, che non è niente”, che il Covid non esisteva e la mascherina era dannosa. La mettevano abbassata. Fece saltare loro la scuola, il più grande venne bocciato in terza media per le assenze». Ma ancora prima della pandemia. dopo la separazione nel 2017, «aveva sospeso l’antibiotico a uno dei nostri figli quando nel fine settimana erano con lui». Invece «dava loro boccette con dell’acqua magica, io le svuotavo e mettevo l’acqua normale». I difensori dell’imputato le chiedono cosa fosse: «Acqua asea», risponde lei. E la interrogano: «Sa che è semplicemente un integratore alimentare?». La presidente del collegio Patrizia Ingrascì (a latere Laura Garufi e Francesca Mazza) li ha stoppati più volte a fronte di altre domande su fatti documentabili. La mamma racconta anche di quando l’ex marito «imponeva le mani sui bambini dicendo che avrebbe assorbito il loro dolore. Lui aveva un eczema sulle dita e diceva che bruciavano per l’energia che aveva». C’è stato un episodio dopo il quale — sempre secondo la testimone — tutto è cambiato. «Nel 2016 mio marito andò alla fiera dell’Oriente a Milano, tornò sostenendo che una persona gli avesse detto che aveva un’aurea, un segno da veggente. Si è paragonato a Matrix, quello del film». Che sostenesse davanti ai figli di essere «colui che è eterna essenza incarnata», di «possedere la verità assoluta» e di potersi interpellare con il «Padre eterno» è un’altra imputazione. «Ma quando e come si sarebbe definito così?», interrogano sempre i difensori. Lei: «Nelle mail a me, all’assistente sociale, ai carabinieri». La donna ha anche riferito che, in accordo con il padre che aveva fornito i telefonini, i figli le facevano dispetti per farla arrabbiare e poi filmarla. «La stiamo martellando», è uno degli sms. «Mi bagnavano, mi buttavano le lenzuola sotto la pioggia, mi prendevano le chiavi di casa. In giro per il paese avevano distribuito dei volantini: “Chiediamo aiuto, la mamma è violenta”». Domanda secca del pm e dell’avvocato Longhi: «Suo marito era in una setta?». Lei: «Raggio di luce attiva e Tribunale popolare terra lombarda». Sarà lui a dire se è vero e spiegare. Non significa che le cose siano per forza collegate, ma all’avvocata curatrice dei due figli minorenni si presentarono delle guardie di questo fantomatico tribunale per notificare un «provvedimento disciplinare». Il finale si vedrà il 15 gennaio. Nel 2022 l’imputato era stato prosciolto dal gup «perché il fatto non sussiste». Il giudice parlò di una «preoccupazione iperprotettiva per i figli», deve aver anche inciso la parziale incapacità di intendere e volere riconosciuta dal perito. Ma su ricorso del pm, la Corte d’Appello ha mandato l’uomo a processo. corriere.it