Adulti e bambini gettati nelle Foibe, colpevoli di essere italiani
«“Ricordare” significa rafforzare la conoscenza della nostra identità – ha affermato Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio – Significa capire chi siamo, da dove veniamo. Significa, quindi, sapere dove andare. Questo è un anno particolare: il 10 febbraio, Giorno del Ricordo, cade nel Ventennale della Legge attraverso cui è stato, doverosamente, istituito. Ma, ancora oggi, dobbiamo fare un passo indietro per capire davvero “cosa ricordiamo”: nel 1943, dopo l’Armistizio, e poi ancora tra il maggio e il giugno del 1945, migliaia di italiani del confine orientale del Paese, presenti in quelle terre da secoli, furono perseguitati dai partigiani di Tito, gettati nelle foibe o giustiziati sommariamente. Era l’inizio di una pulizia etnica che durò anni. Per calcoli geopolitici internazionali si preferì tacere. Nel dicembre del 1945, infatti, Alcide De Gasperi presentò agli Alleati “una lista di nomi di 2.500 deportati dalle truppe jugoslave nella Venezia Giulia” ed indicò “in almeno 7.500 il numero degli scomparsi. In realtà, il numero degli infoibati e dei massacrati nei lager di Tito fu ben superiore: gli italiani uccisi nel periodo tra il 1943 e il 1947 furono almeno 10.000; quelli costretti a lasciare le loro case circa 350.000. Solo dagli anni ’90 del secolo scorso è iniziato a crollare il muro del “lungo silenzio” fino a giungere, nel 2004, a una Legge dello Stato. Sono fiero del lancio del progetto Regione Lazio con il MIC per la nascita del Museo del Ricordo a Roma. Il Consiglio dei ministri su proposta del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, infatti, ha approvato il ddl che lo istituisce. Roma e tutto il Lazio divengono, così, custodi e promotori di una memoria collettiva nazionale. Un luogo-simbolo che sorgerà in uno spazio importante della Regione per parlare non solo del dramma vissuto dai connazionali del confine orientale, ma di tutti i ‘ricordi’ cancellati dalla storia. Solo il Lazio, infatti, accolse e accoglie tutt’oggi decine di migliaia di esuli. Si tratta di una delle pagine strappate più dolorose della storia del XX secolo. Oggi non resta che riconsegnarle alle generazioni future. Questo è il senso del nostro “Ricordare”».
Redazione Digital