Anziano picchiato da 2 donne, “Non hanno raccolto i bisogni del cane e mi hanno aggredito”
«Scusi, ma lei la lascia lì e se ne va? Qui c’è una fermata. Le pare educazione quello che sta facendo? È contro la legge, rischia una multa». Nado Canuti veleggia verso le 94 primavere. È «un toscanaccio» dice sua moglie, Marcella Montauti. Ma è anche un gentiluomo. E star zitto non gli appartiene.
«Fin da giovane, se vedo un’ingiustizia devo dire la mia. Se ci si fa sempre i fatti propri, le cose non migliorano» racconta con la sua verve toscana. E così sabato scorso, mentre aspettava la 62, in via Mancinelli, quando ha visto due donne a passeggio con due cani, che se ne andavano senza raccoglierne i bisogni, le ha riprese. Una delle due, sulla trentina, lo ha apostrofato con un «A lei che c…o gliene frega. Ma quale multa?» e poi con uno spintone al petto lo ha buttato a terra, per poi dileguarsi. Nado ha sbattuto violentemente il braccio contro il gradino del marciapiede. Risultato: una frattura scomposta all’omero. Ieri è stato operato. Appena ne sarà in condizione sporgerà denuncia, ma il suo racconto è già stato raccolto dai soccorritori e dalle forze dell’ordine, chiamati da un passante, «un uomo di origina straniera, che vorrei ringraziare».
Nado, sabato, tornava dal suo studio: è uno scultore e pittore di fama. Ha esposto a Palazzo Reale, negli Stati Uniti, in Giappone. Ha realizzato monumenti e fontane. Per fortuna non è caduto sul braccio destro, l’unico con cui può lavorare. Le sue mani sono state danneggiate dall’esplosione di una granata tedesca. Quando aveva 14 anni e viveva a Bettolle (Siena), dava una mano alla Resistenza. «Io e altri amici andavamo a rubare le armi da un deposito accanto alla nostra scuola che era stata requisita. I tedeschi erano in ritirata, c’era poca sorveglianza. Prendevamo le bombe, le buttavamo nel fiume e pescavamo i pesci. Una volta mettemmo del petrolio in un fiaschetto e incendiammo un carro armato vuoto, lasciato incustodito. Altre munizioni le davo ai partigiani. Un proiettile di contraerea mi ha sbrindellato la mano. I tedeschi mi interrogarono, ma non feci nomi» ricorda l’artista, che, dopo la guerra, in quanto invalido, fu assunto all’Italsider di Piombino.
Ma intanto, da pittore autodidatta, si faceva notare e, quando vinse un premio, il direttore de Il Tirreno, mandò una giornalista a intervistarlo. Era Marcella Montauti, critica teatrale. «Non sapevo nulla di arte e infatti Nado si lamentò dell’articolo, ma poi mi mandò un mazzo di fiori. Ci siamo sposati nella basilica di Assisi» dice lei.
Nado fremeva per lasciare Piombino e venire a Milano. «Gli amici mi dicevano: “Ma sei scemo? A Milano se sei capace di fare qualcosa ti si apre il mondo. Era vero, ma quando arrivai, per sbarcare il lunario io e gli altri artisti squattrinati andavamo sempre alle inaugurazioni per mangiare. Ma così conobbi la Galleria delle Ore e Guido Panigale, un fratello per me».
Ora scalpita per tornare alle sue tele. «Sono un’esplosione di colori vari, poggiati su rosso, azzurro, nero». E di quel che è successo dice: «La donna che mi ha colpito è una persona che non riflette e potrebbe far del male ad altri. Mi auguro che ci sia più rispetto per le persone anziane, anche se impulsive. E che ci sia amore per il decoro, per il senso civico, da parte dei padroni dei cani». Loro di cani non ne hanno, ma ce l’hanno gli amati nipoti. Invece, fra sculture e dipinti sonnecchia una gattina, Clide. corriere.it