Apre il primo ristorante di clausura, ecco la scomunica papale

Sotto scomunica papale, sotto indagine da parte delle autorità civili. Il ristorante che si preparano a inaugurare le suore clarisse di Belorado, in Spagna, è sicuramente un’insegna fuori dall’ordinario, almeno nei presupposti. La comunità monastica della regione di Castiglia y Leon, già nota per la produzione di cioccolatini di ottima qualità — richiesti da chef in tutta la Spagna —, era salita agli onori delle cronache internazionali nove mesi fa, quando si era separata dalla Chiesa Cattolica avvicinandosi alle posizioni della Pia Union de Sancti Pauli Apostoli, movimento del religioso ultraconservatore Pablo de Rojas Sánchez-Franco. Allo scisma, annunciato con un documento di 70 pagine il 12 maggio 2024, era seguita la scomunica da parte delle autorità ecclesiastiche, arrivata il successivo 22 giugno. Ora, le Hermanas Clarisas de Belorado hanno finalmente ottenuto la licenza per aprire il primo «ristorante di clausura» al mondo. La struttura sorgerà all’interno dell’hotel La Ribera del Chicu, alberghetto con nove stanze affittato per lo scopo ad Arriondas, nelle Asturie, in una zona molto battuta dal turismo religioso. Ad annunciarlo sono state le stesse consorelle, che si sono dette grate per «il sostegno ricevuto da parte degli asturiani durante le intense giornate dei preparativi», e hanno comunicato di aver già ricevuto decine di prenotazioni. Secondo quanto dichiarato dalle sorelle Myryam, Alma e Sion, che si sono trasferite a inizio febbraio ad Arriondas per gestire il progetto, la proposta gastronomica del locale comprenderà «un connubio di pietanze tradizionali asturiane e il meglio della cucina delle clarisse, oltre ai celebri cioccolatini». La nuova attività non comprometterà il voto di clausura: secondo quanto riportato dal quotidiano ElCommercio, le suore saranno responsabili della cucina e vivranno nelle stanze della struttura al piano superiore, mentre in sala lavorerà del personale assunto per lo scopo. Sull’intera operazione, nata per finanziare la comunità monastica scomunicata, pende tuttavia l’ombra di un’inchiesta giudiziaria. La Procura spagnola sta indagando sulla possibile origine fraudolenta del denaro con il quale l’ex badessa del convento, Laura Garcia de Viedma, avrebbe acquistato un terreno di 7mila metri quadrati a Covadonga, non lontano dal nuovo ristorante, e pagato l’affitto (circa 1.600 euro) dell’hotel in cui sorgerà l’insegna. Sotto la lente d’ingrandimento della guardia civile, in particolare, c’è la vendita di 1,73 chili di lingotti d’oro per 130mila euro: l’Arcivescovado di Burgos sostiene si tratti di beni appartenenti alla Chiesa. Stando a quanto anticipato dal quotidiano locale Diario de Burgos, un tribunale (lo stesso che ordinato lo sfratto esecutivo dal convento) sta accertando la provenienza dei lingotti. Secondo la Commissione di gestione del monastero, risultano sette fatture di compravendita del metallo prezioso, fra luglio e agosto 2020, per un valore superiore ai 250mila euro. Da parte loro, le suore si difendono sostenendo che si tratterebbe del frutto di un oculato investimento: avrebbero in un primo momento venduto depositi in vari fondi di investimento e bancari per acquistare oro come bene non deprezzabile e poi venduto questo tesoretto per mettere in piedi il ristorante di clausura e per l’acquisto del terreno. corriere.it