Attentato via Rasella, “Partigiani rossi volevano dittatura comunista in Italia”
«Non sarà il primo 25 aprile che celebro, sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi che come è noto non volevano un’Italia libera e democratica ma volevano un’Italia comunista. Chi muore per un’idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione». Il presidente del Senato Ignazio La Russa, nel podcast di Libero Quotidiano, annuncia con queste parole che sarà alle celebrazioni del prossimo 25 Aprile. Durante l’intervista, La Russa ha anche accettato in regalo un busto di Lenin: «Lo metto a casa, ne ho tanti — spiega riferendosi anche a quello di Mussolini che tante polemiche continua a sollevare —, metto anche questo».
La seconda carica dello Stato, incalzata sempre sula Liberazione, ha toccato anche il nodo di Via Rasella: «È stata una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza: quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non», ribatte la Russa. In una nota, La Russa ha poi precisato: «Confermo parola per parola la mia condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito “una delle pagine più brutali della nostra storia”. Confermo, altresì, che a innescare l’odiosa rappresaglia nazista fu l’uccisione di una banda di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita “ingloriosa” bensì “tra le meno gloriose della resistenza”». «È grave che il presidente del Senato, seconda carica di uno Stato nato dalla Resistenza e dalla guerra di Liberazione, parli di via Rasella e della lotta partigiana in questo modo — attacca Francesco Boccia, presidente dei senatori del Pd —. Siamo di fronte ad un esempio di revisionismo storico che, inoltre, sposa il punto di vista dei fascisti. Mi dispiace per La Russa ma non è accettabile mettere sullo stesso piano i partigiani che combattevano per liberare l’Italia e i nazifascisti». Gli fa eco Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera del M5S : «L’ennesima dichiarazione revisionista del presidente del Senato su quanto accaduto a via Rasella non nasconde solo rigurgiti ideologici che una destra seria e moderna dovrebbe aver superato, ma anche il palese tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle inadeguatezze di questo governo».