Bambini decapitati dai terroristi di Hamas, “Non è una guerra è un massacro” 

«Non è una guerra, non è un campo di battaglia. È un massacro». Il generale Itai Veruv, dell’esercito israeliano, fatica a trovare le parole. Le sillaba, però, rivolgendosi alla stampa internazionale, mentre conduce i giornalisti nel kibbutz di Kfar Aza. A testimoniare l’orrore. «Si vedono bambini, le loro madri, i loro padri. Nelle loro stanze da letto, nelle stanze dove pensavano di essere al sicuro. Si vede come sono stati uccisi. È qualcosa che pensavamo di poter solo immaginare, dai racconti dei nostri nonni, sui pogrom in Europa. Non pensavamo di poter rivedere certe scene, oggi. Non ho mai visto niente di simile». Quelle scene, terrificanti, sono destinate a entrare nella storia di questa guerra. Il massacro del kibbutz di Kfar Aza. I morti – crivellati di colpi, alcuni bruciati: circa 200, secondo l’ong Zaka, che partecipa all’identificazione – sono ovunque. Ai lati delle strade, nei loro giardini, all’interno di case annerite dal fumo, come si vede dalle immagini diffuse da diversi canali televisivi sui social media. E poi ci sono i corpi dei bambini. Una quarantina, secondo quanto testimoniato, tra gli altri, da Nicole Zedek, di i24News, che ha citato «alcuni soldati» israeliani presenti sul posto. «Alcuni di loro non hanno più la testa. Fatta saltare da colpi d’arma da fuoco esplosi da vicino. O mozzata», spiega. «È un orrore inimmaginabile». L’informazione è stata ritwittata dal profilo ufficiale del governo israeliano su X (ex Twitter), con il quote: «40 bambini uccisi». Anche Nic Robertson, International Diplomatic Editor della Cnn, in un video parla di «corpi ovunque: uomini, donne, bambini. Con le mani legate, colpiti da armi da fuoco, fatti oggetti di esecuzioni, decapitati». «Siamo andati casa dopo casa, uccidendo molti terroristi», dice un militare israeliano a i24News, «ma siamo più forti di loro. Sono molto aggressivi, sono feroci. Hanno mozzato le teste di bambini, di donne. Ma siamo più forti di loro». L’ingresso a Kfar Aza è stato consentito tre giorni dopo l’attacco di Hamas – scattato all’alba di sabato, e il cui bilancio, ad ora, è di almeno mille morti israeliani, e oltre 100 rapiti —, mentre ancora le forze israeliane stanno portando via i corpi delle vittime. Il ritardo nel recupero delle salme, ha spiegato l’esercito, è dipeso dal fatto che i combattimenti fossero ancora in corso — e che i terroristi avessero lasciato, dietro di sé, delle trappole mortali.Alcune delle case del kibbutz – scrive l’agenzia Reuters — sono completamente bruciate. «Raccontate al mondo quello che avete visto qui», ha urlato a un reporter della Reuters un soldato israeliano. corriere.it