Bloody Sunday, la strage di civili cantata da Paul McCartney e dagli U2
«How long, how long must we sing this song?»: Bono forse non avrebbe immaginato che a quasi 40 anni da questa invocazione, contenuta nella celeberrima «Sunday Bloody Sunday) all’interrogativo temporale non si sarebbe potuto dare risposta. Perché se a Derry, nell’Irlanda del Nord, la guerriglia urbana per ora giace silente, le ferite sono ancora più che aperte: gli anni sono cinquanta in questo caso, proprio oggi, è sono quelli trascorsi dal «Bloody Sunday», la strage di 14 civili cattolici irlandesi per mano dell’esercito britannico nelle strade del Bogside, il quartiere bastione dei repubblicani nella città di confine tra l’Ulster e l’Eire indipendente.
Un strage che ancora oggi non ha colpevoli (nessun militare inglese è mai stato incriminato per il massacro). Una strage che di fatto segnò l’inizio dei Troubles, come venne definita la guerra civile in Irlanda del Nord, perché dopo quella sparatoria su una manifestazione inerme che protestava per i diritti civili dei cattolici, i medesimi si arruolarono a frotte nelle file dell’Ira. Una strage che impressionò il mondo intero: il piccolo Bono, appunto, che con gli U2 avrebbe dunque scritto «Sunday Blood Sunday» una decina d’anni dopo, ma anche Paul McCartney. Che, a due giorni dalla mattanza, fece uscire «Give Back Ireland to the Irish»: censurato dalla Bbc, sali immediatamente in testa nelle classifiche di Dublino. John Lennon che nelle vene aveva sangue irlandese gli avrebbe fatto presto eco, dedicando due canzoni anch’egli alla strage, una chiamata come quella , futura, degli U2 «Sunday Bloody Sunday» e poi «The Luck of Irish».
Da quel momento vi sarebbe stato un profluvio di dediche, dai Black Sabbath di «Sabbath Bloody Sabbath» con l’evidente rimando alla tragedia all’integerrimo cantautore britannico Roy Harper (quello celebrato dai Led Zeppelin nella celebre «Hats Off to (Roy) Harper») che in «All Ireland»» prefigurava in realtà un futuro in cui i giovani di entrambi i fronti, avrebbero trovato una sintesi di pace. E gli U2, appunto: in realtà la band non volle mai prender esplicitamente le parti dei cattolici, tant’è che nella registrazione dal vivo in «Rattle and Hum» ricordarono anche l’attentato di Enniskillen per opera dell’Ira, attenzione che gli costò diverse minacce dal gruppo armato dei repubblicani.
Non sarebbero mancati anche i tributi del teatro, come quello del giornalista inglese Richard Norton Taylor: «Bloody Sunday: Scenes from the Saville Inquiry», in cui veniva minuziosamente ricostruita l’inchiesta che avrebbe riaperto il caso, (Saville dal nome del giudice che l’aveva avviata), dimostrando l’ingiustificabilità dell’azione dell’esercito inglese. E infine il cinema con il preciso «Bloody Sunday» di Paul Greengrass del 2002, dove l’attribuzione delle colpe è chiara (gli inglesi spararono sui manifestanti inermi), anche se il giudizio è lasciato allo spettatore. Nella speranza che non sia più necessario vederlo, un giorno lontano, tanto quanto intonare «How long, how long must we sing this song?». corriere.it